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Conte sul Colle: voglio una donna

Giuseppe Conte ha annunciato con un appello agli altri partiti che per il Quirinale vorrebbe una donna. Analizzando i tempi moderni del politicamente corretto perchè non chiamare un gay alla presidenza?
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Conte sul Colle: voglio una donna

Giuseppe Conte ha annunciato con un appello agli altri partiti che per il Quirinale vorrebbe una donna. Analizzando i tempi moderni del politicamente corretto perchè non chiamare un gay alla presidenza?
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Conte sul Colle: voglio una donna

Giuseppe Conte ha annunciato con un appello agli altri partiti che per il Quirinale vorrebbe una donna. Analizzando i tempi moderni del politicamente corretto perchè non chiamare un gay alla presidenza?
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Giuseppe Conte ha annunciato con un appello agli altri partiti che per il Quirinale vorrebbe una donna. Analizzando i tempi moderni del politicamente corretto perchè non chiamare un gay alla presidenza?
«Voglio una donna. Voglio una donna. Voglio una donna». «Ma dove te la vado a prendere adesso una donna, figlio mio». Come dimenticare quei fotogrammi di “Amarcord”, il film capolavoro di Federico Fellini, con Ciccio Ingrassia assiso sopra un albero che grida al mondo (e ai suoi parenti) il proprio desiderio implacabile. Oggi quel desiderio si fa politico e non attiene più al cinemascope bensì alla realtà di un partito italiano, il Movimento 5 Stelle, che in Parlamento ha più eletti di tutti gli altri partiti. Sì, perché l’ex presidente del Consiglio e leader dei pentastellati Giuseppe Conte ha detto chiaro che per il Quirinale lui penserebbe a una donna. La sua volontà è così forte al punto d’averlo spinto a un appello agli altri partiti e ai loro leader per proporre tutti (o quasi) insieme un nome che abbia un consenso ampio e che rompa un sistema presidenziale ancora a trazione maschile. Di nomi di donne ne circolano parecchi in queste ore, quanto papabili lo si scoprirà molto presto: la Severino, la Moratti, la Belloni e via di seguito. Non per urtare la sensibilità di Giuseppe Conte ma vista la ratio della proposta, chiaramente improntata al politicamente corretto dei tempi che corrono – ovvero al bisogno di dare un segno di discontinuità rispetto a una tradizione di elezione quirinalizia che non ha mai visto una donna salire al Colle – perché non proporre, anziché una signora, un gay per la Presidenza della Repubblica? Cambiando quell’urlo di “Amarcord” in un «voglio un gay». Al Quirinale.   di Ghino di Pacco  

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