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Corsa alla difesa aerea

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Corsa alla difesa: la Nato chiede ai Paesi europei di aumentare significativamente le capacità di difesa aerea terrestre

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Corsa alla difesa: la Nato chiede ai Paesi europei di aumentare significativamente le capacità di difesa aerea terrestre

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Corsa alla difesa: la Nato chiede ai Paesi europei di aumentare significativamente le capacità di difesa aerea terrestre

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Nessuna tempistica definita, almeno fino al prossimo vertice Nato nei Paesi Bassi. L’urgenza è tuttavia avvertita concretamente dagli addetti ai lavori, consapevoli del ritardo dei Paesi europei in quest’ambito: secondo fonti informate a “Bloomberg”, l’Alleanza starebbe chiedendo ai membri del Vecchio Continente e al Canada di aumentare in modo significativo le proprie capacità di difesa aerea terrestre, fino a quintuplicare quelle attuali. Un obiettivo da perseguire collettivamente, anche scegliendo livelli di impegno differenti a seconda di contesti e necessità. I piani sono stati discussi in via preliminare durante la riunione dei ministri della Difesa alleati questa settimana a Bruxelles, con il proposito di gettare le basi per il summit del prossimo 24 e 25 giugno all’Aia.

In quell’occasione le parti non lavoreranno soltanto a progetti per ridurre la dipendenza dei Paesi europei dai sistemi di difesa statunitensi, ma affronteranno anche lo spinoso tema degli investimenti militari: «Non siamo in guerra, ma neppure in pace. Dobbiamo continuare a rafforzare la deterrenza, orientandoci verso una piena prontezza operativa» ha affermato lunedì a margine di un vertice a Vilnius il segretario generale della Nato Mark Rutte. Alla guida dell’organizzazione da ottobre, l’ex premier olandese avverte la crescente pressione dell’amministrazione Trump e spinge da mesi per un corposo aumento delle spese, offrendo un compromesso alle realtà poco propense ad assecondarlo: raggiungere il 5% del Pil come richiesto da oltreoceano, dividendo però gli investimenti in difesa (3,5%) e settori legati alla difesa (1,5%) come infrastrutture, sicurezza informatica e protezione civile.

Un impegno finanziario che non potrà trascurare la difesa aerea terrestre, ritenuta insufficiente in Europa e ridottasi ulteriormente dopo la decisione di alcuni Paesi di inviare sistemi in Ucraina. Lo scorso settembre Italia e Francia hanno infatti trasferito a Kyiv una batteria antiaerea Samp-T, capace di intercettare missili balistici ma rimasta in poco tempo senza vettori. Secondo funzionari dell’Alleanza Atlantica, le difese attuali in Europa non sarebbero in grado di fornire una copertura sufficiente alle operazioni a terra in caso di attacco. Circostanza che costringerà le Forze armate a potenziare i propri sistemi, mentre aumentano le minacce provenienti da droni, missili e aerei da combattimento sempre più avanzati.

Si tratta tuttavia di articoli costosi, destinati ad assorbire parti cospicue degli investimenti complessivi. Per questo motivo la Commissione europea ha esortato i Paesi membri a cercare collaborazioni in aree di interesse comune, mentre la Germania si è offerta di assumere un ruolo di leadership nella realizzazione di progetti congiunti. Non si tratterebbe di una novità: i piani considerati includono l’espansione dell’iniziativa “European Sky Shield”, che ha raccolto il sostegno di Gran Bretagna, Paesi scandinavi, Polonia, Repubbliche baltiche, Austria, Grecia e Turchia. Italia e Francia, al momento non convinte da Berlino, si muovono in autonomia.

Durante un intervento alla Camera a fine maggio, il capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano ha affermato come sia prioritario per Roma dotarsi di un sistema simile all’Iron Dome israeliano. Di recente il Belgio ha invece deciso di acquistare dalla Norvegia dieci batterie a corto e medio raggio Nasams, modelli utilizzati sin dal 2005 dall’esercito americano per la protezione dello spazio aereo di Washington.

Di Federico Mari

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