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Cristianamente

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Un pezzo della cristianità sembra essere andata a scuola dall’Isis: non più la fede come guida morale e spirituale ma una fede eretta a verità politica, con la convivenza considerata bestemmia e il proselitismo che diventa uno strumento di dominio

Cristianamente

Un pezzo della cristianità sembra essere andata a scuola dall’Isis: non più la fede come guida morale e spirituale ma una fede eretta a verità politica, con la convivenza considerata bestemmia e il proselitismo che diventa uno strumento di dominio

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Cristianamente

Un pezzo della cristianità sembra essere andata a scuola dall’Isis: non più la fede come guida morale e spirituale ma una fede eretta a verità politica, con la convivenza considerata bestemmia e il proselitismo che diventa uno strumento di dominio

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Un pezzo della cristianità sembra essere andata a scuola dall’Isis: non più la fede come guida morale e spirituale – in un mondo secolarizzato in cui la convivenza con il diverso e con fedi diverse è un valore e il proselitismo uno sforzo di comprensione e convinzione – ma una fede eretta a verità politica, con la convivenza considerata bestemmia e il proselitismo che diventa uno strumento di dominio. Le Scritture non più come punto fermo da conoscere, capire e con cui confrontare e misurare le proprie scelte personali e le realtà sociali, ma come fonte di verità politica che non può essere messa in discussione senza che questo non comporti una negazione della divinità. Una regressione barbarica che all’Italia pone un problema specifico.

Quando i macellai dell’Isis imperversavano sui nostri mezzi di comunicazione (ci sono ancora, ma comunicano meno con noi) e quando lo facevano bestemmiando la divinità nel nome della quale sgozzavano gli inermi, cercammo di ascoltare le voci di imam e guide spirituali musulmane, perché non si confondesse l’islam con quella furia sanguinaria. Ma vedemmo anche una cosa che sembrava incredibile, una specie d’invidia per il ‘vero’ credente. Come se morire e uccidere fosse in sé segno di fede. Salvo affermare il falso, ovvero che quella fede non poteva che essere sterminatrice. Quel seme maligno è germogliato e facciamo i conti con un fondamentalismo che si dice cristiano e bestemmia il divino.

La cristianità oggi… In Italia il problema è doppio

In Italia il problema è doppio: quello che riguarda il mondo e l’utilizzo della fede in sede direttamente politica e quello specifico di un Paese la cui storia è intrecciata con quella del cattolicesimo ed è sede della sua guida. E facciamo i conti con un indebolirsi della fede non per diversa convinzione, ma per ignoranza.

Quanti, sentendo parlare la destra americana di «nazionalismo cristiano», si ricordano che “cattolico” deriva da “universale”? Quanti si accorgono che le predicazioni d’odio – apertamente rivendicate come tali – sono la cancellazione evangelica e il ritorno a una lettura cieca e non leggente della Bibbia? Ma se si cancellano i Vangeli, se si mettono in dubbio la convivenza e l’eguaglianza, sparisce la cristianità. Se si afferma che un tale pontefice non può rappresentare «Cristo nostro Signore» (Kirk) e che il papa è «l’ostacolo più grande per avvicinarsi al cattolicesimo» si nega la cattolicità stessa.

L’uso politico della fede

No, non sto parlando di questioni di fede, non essendone in alcun modo titolato: sto parlando di una grave questione politica e dell’uso politico della fede. Da non confondere con il continuo richiamo alla divinità – normale nella storia statunitense – o al valore sociale della fede (in Italia il partito più votato, per mezzo secolo, recava il cristianesimo nel nome e nel simbolo), perché quello cui assistiamo è radicalmente diverso: se la mia politica deriva da una verità divina, è evidente che chi la pensa diversamente è un nemico della convivenza civile e va tacitato, se non eliminato.

Se dico che gli umani non sono affatto uguali, che i bianchi sono superiori e hanno anche il cervello più grosso (a parte che è falso e comunque anche gli elefanti) e lo dico come parola divina bestemmiando i Vangeli, innesco una macchina infernale il cui funzionamento non si guasta – anzi, s’avvalora – se mi uccidono.

Ma quella roba nega le basi della cristianità, richiamandosi a un culto che di cristiano non ha più nulla, così favorendo il coagularsi di una comunità blasfema. Nulla di tutto questo sarebbe possibile se non per un fiaccarsi della consapevolezza dei fedeli, il che non può che essere un problema per il Vaticano e per quanti s’ispirano (qualsiasi attività svolgano) al cristianesimo. Sarebbe gravissimo importare dagli Usa questa forma di radicalismo che è l’antitesi paganeggiante del ragionare cristianamente. Cosa che – lo osservava già Benedetto Croce – caratterizza culture europee mai state confessionali o anche non credenti.

Su quella base sono state costruite le democrazie, che rimangono il migliore sistema mai esistito ed esistente di convivenza nella libertà. Su quello si basa la laicità dello Stato, casa comune di tutti. Può servire qualche colpo di piccone, ma attenti a non demolirle andando a scuola dall’Isis.

di Davide Giacalone

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