
Democrazia non è sinonimo di votocrazia
In molti hanno espresso la volontà di votare durante le elezioni del Presidente della Repubblica, ma una democrazia che vota di continuo è destinata allo stadio terminale.
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Democrazia non è sinonimo di votocrazia
In molti hanno espresso la volontà di votare durante le elezioni del Presidente della Repubblica, ma una democrazia che vota di continuo è destinata allo stadio terminale.
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Democrazia non è sinonimo di votocrazia
In molti hanno espresso la volontà di votare durante le elezioni del Presidente della Repubblica, ma una democrazia che vota di continuo è destinata allo stadio terminale.
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In molti hanno espresso la volontà di votare durante le elezioni del Presidente della Repubblica, ma una democrazia che vota di continuo è destinata allo stadio terminale.
Ripetutamente è capitato di sentire, in questa stagione presidenziale: «Dovremmo eleggerlo noi, il presidente, che quelli sono degli incapaci». Già, ma chi li ha eletti “quelli”? Noi. Del resto, prima, avevamo sentito chiedere: «Fateci votare!».
Erano quelli che ritenevano superato il risultato della volta scorsa. Solo che il risultato della volta scorsa era pur sempre un voto libero, democratico e a suffragio universale, mentre l’anticipo ha precise regole costituzionali, mica si aprono le urne a seconda degli umori.
Ora leggiamo un sondaggio che conferma la diffusa voglia di votare direttamente il presidente. È un inganno, però. Si fa credere che la democrazia consista nel votare, ma quella è la votocrazia, peraltro compatibile con la dittatura (si vota a Cuba e in Cina, si votava in Unione Sovietica). La democrazia è la convivenza del voto libero con lo Stato di diritto. Una democrazia che vota di continuo è allo stadio terminale.
Si vuole il presidenzialismo? Benissimo, in quel caso si procede a suffragio universale. Se poi si elegge Giorgia Meloni o Roberto Speranza non si gridi alla dittatura e, per democrazia, si chieda di tornare a votare. «Fateci votare!». No, si aspetti che scada il mandato. Ne conosciamo due o tre, in Italia, che sarebbero stati eletti trionfalmente e poi convintamente detestati. Infatuazione e faziosità vanno per la maggiore.
In ogni caso: il presidente della Repubblica italiana ha poteri tali che eleggerlo direttamente sarebbe solo un insensato sondaggio di gradimento.
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