Direttiva case green: l’irrazionale opposizione
| Politica
Perché opporsi alla direttiva europea sulle case green (ancora inesistente) significa essere masochisti, non di certo lungimiranti

Direttiva case green: l’irrazionale opposizione
Perché opporsi alla direttiva europea sulle case green (ancora inesistente) significa essere masochisti, non di certo lungimiranti
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Direttiva case green: l’irrazionale opposizione
Perché opporsi alla direttiva europea sulle case green (ancora inesistente) significa essere masochisti, non di certo lungimiranti
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Stanno mettendo le mani sulla nostra casa; l’Europa vuole una patrimoniale mascherata; non si è mai visto che si pretenda di stabilire cosa devo fare dentro casa mia; viola il diritto di proprietà impedendo anche di venderla; quel che chiedono è impossibile e sarà una stangata pazzesca, et cetera.
Pretendere che la si smetta di usare i nomi dei Continenti e si prenda atto che si chiama Unione europea è forse troppo, ma almeno che le sciocchezze non siano dette a due a due finché non fa dispari. Vediamole, nel merito, per poi passare a cosa si può fare per arricchirsi grazie alla direttiva europea che manco ancora esiste.
Non è né potrebbe essere una patrimoniale, in compenso quella mascherata esiste di già e si chiama Tasi. È calcolata in base alla grandezza di case e uffici, stimando da quella la quantità di spazzatura prodotta. La paghiamo alle municipalizzate, molte delle quali disfunzionali e con uno straordinario paradosso, che raggiunge il suo apice nella Capitale: meno funziona il servizio e più sei tenuto a pagare.
I vincoli relativi all’interno delle nostre case e dei nostri uffici ci sono già. L’impianto elettrico deve essere a norma, la caldaia deve essere periodicamente revisionata, l’impianto del gas deve essere regolamentare e via andando. Nessuna di queste cose ha fatto dubitare dell’esistenza del diritto di proprietà. Pericolo non rintracciabile neanche nel divieto di vendita, che si trova nelle chiacchiere di chi non ha mai letto quello di cui discetta ma non nel testo base della direttiva in discussione. In compenso esiste già l’obbligo degli impianti a norma nel caso si voglia mettere a reddito l’immobile. Vabbè spararle grosse, ma qui si esagera.
Circa l’impossibilità di ottemperare ai futuri ed eventuali obblighi, mi sfugge cosa ci sia di impossibile nel predisporre entro il 2030 gli edifici in costruzione (in costruzione) alle emissioni zero, mentre per gli altri l’orizzonte è quello del 2050. Più difficoltoso il passaggio almeno alla classe D (meno inquinante) entro il 2033, ma questo è tema subordinato ai piani nazionali e semmai di razionale negoziato, non di schizzato allarme. Tenuto conto, per arrivare alla stangata, che la Francia anticipa anche quella data e con l’Olanda pone già limiti a vendite e affitti. Liberi di farlo perché si tratta di leggi nazionali, ma non lo scelgono per masochismo bensì per convenienza.
Immobili più coibentati e autosufficienti valgono di più e la loro gestione costa di meno. Sia che io sia il proprietario o l’abitante, ne traggo un vantaggio. Se sono il proprietario residente il vantaggio è doppio. Quindi, razionalmente, la faccenda si sposta sul piano finanziario: chi ci mette i soldi? L’orrido bonus 110% ha avuto effetti inflattivi e distorsivi e ha generato spesa pubblica e debiti per tutti, mentre benefici per molto pochi. Una porcheria da non replicare. Qui le cose utili sarebbero tre: a. una volta approvata e recepita la direttiva, per le banche si apre un succoso e duraturo mercato, sicché sarebbe utile agevolare le norme a garanzia in modo che i prestiti incontrino il favore dei clienti; b. il fisco può molto agevolare sgravando dal suo peso, giovandosi di un mercato crescente e tassabile e preparandosi a incassare di più, domani, dalla compravendita di immobili di maggiore valore; c. prepararsi ed evitare che tutto s’impantani nella mefitica palude dei permessi e della burocrazia.
Salto il pistolotto sul mondo pulito e sul rispetto dell’ambiente (gli immobili assorbono il 40% del consumo energetico e generano il 36% dei gas inquinanti), perché di sviolinatori senza spartito è piena la piazza, tutti a orecchio e molti stonati. Certo, volere il mondo pulito tenendosi la casa sporca sarebbe un ribaltamento del costume nazionale, dove il tinello lindo affaccia sulla strada lercia. Chiedere come sia pensabile che l’Ue voglia affamare gli europei o come sia pretesa rivolta ai soli italiani, potrebbe infine mettere in crisi tanti accasati in certezze prive di fondamento.
Di Davide Giacalone
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