Distratti in Parlamento
Il Pd ha perso diverse occasioni per il confronto politico in Parlamento, l’ultimo mercoledì scorso. La leader Schlein dovrebbe essere più presente a Roma
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Il Pd ha perso diverse occasioni per il confronto politico in Parlamento, l’ultimo mercoledì scorso. La leader Schlein dovrebbe essere più presente a Roma
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Il Pd ha perso diverse occasioni per il confronto politico in Parlamento, l’ultimo mercoledì scorso. La leader Schlein dovrebbe essere più presente a Roma
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Il Pd ha perso diverse occasioni per il confronto politico in Parlamento, l’ultimo mercoledì scorso. La leader Schlein dovrebbe essere più presente a Roma
Palmiro Togliatti andava a Montecitorio tutte le mattine. Anche Nenni, La Malfa, Saragat e Moro erano abitudinari della Camera dei deputati. Altri tempi. A diversi decenni di distanza, cioè oggi, alla Camera i leader dei partiti ci vanno soltanto se devono parlare in Aula. Ma a quanto pare adesso nemmeno questo. Mercoledì scorso c’era a Montecitorio una seduta importante: le comunicazioni della presidente del Consiglio sulla riunione del Consiglio europeo. L’appuntamento era particolarmente atteso perché Meloni doveva esprimersi su questioni di enorme rilevanza come l’aumento dei tassi deciso da Francoforte e la ratifica del Mes, temi che dividono il Parlamento e trasversalmente anche la maggioranza e perfino le opposizioni.
La seduta è stata abbastanza tempestosa, innescata da un discorso a tratti eccessivamente polemico della presidente del Consiglio, che ha poi replicato con toni ancora più duri agli interventi delle opposizioni. Buonsenso vorrebbe che quando parla Meloni, che oltretutto va facilmente sopra le righe e dunque è semplice da contrattaccare, in Aula ci siano i leader delle opposizioni. Soprattutto la leader del partito più forte, il Pd, cioè l’onorevole Schlein. Che però era a Bruxelles per una serie di riunioni (addirittura una tre-giorni) a detta del Nazareno «indifferibili». Invece lei dev’essere l’anti-Meloni, soprattutto mediaticamente. Ci permettiamo di chiedere se non fosse possibile restare nella capitale belga soltanto due giorni oppure andare e tornare in modo da essere presente alla seduta di Montecitorio per ascoltare la presidente del Consiglio.
Giuseppe Conte c’era. Al Senato Matteo Renzi c’era. Hanno preso la parola e guadagnato i secondi loro assegnatigli nei pastoni dei tg serali: la gente ha potuto vedere Conte e Renzi parlare contro Meloni. Certo, ha sentito anche Elly Schlein rilasciare le sue brave dichiarazioni da Bruxelles ma non è la stessa cosa, né dal punto di vista mediatico né da quello politico-istituzionale. Con il risultato che il Pd ha sostanzialmente ‘bucato’ l’appuntamento. Ma il punto vero – che è ben presente a molti deputati del suo gruppo – riguarda la presenza parlamentare della segretaria, che a dire il vero all’inizio per due volte aveva preso la parola alla Camera per dire la sua. Dopodiché Schlein ha dato e dà l’impressione di non ‘vivere’ il Parlamento, mancando appunto occasioni importanti per farsi vedere e sentire. Forse è ancora in fase di rodaggio e non sa costruire bene la sua agenda. Gira come una trottola e fa bene, ma la leader dev’essere presente a Roma. Altrimenti per forza che poi si parla soltanto degli altri.
Di Mario Lavia
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