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Donna contro donna: Elly Schlein

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La vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD e la pioggia di critiche e insulti tutti al femminili: simbolo di un retaggio culturale difficile da cambiare

Donna contro donna: Elly Schlein

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD e la pioggia di critiche e insulti tutti al femminili: simbolo di un retaggio culturale difficile da cambiare
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Donna contro donna: Elly Schlein

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD e la pioggia di critiche e insulti tutti al femminili: simbolo di un retaggio culturale difficile da cambiare
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Una giornata memorabile per Elly Schlein. In nemmeno 24 ore non solo ha ribaltato ogni pronostico diventando la prima segretaria donna del Partito Democratico ma anche conquistato una lunga lista di “complimenti” sui social per lo più diretti ad associare la sua persona ad una serie di sosia. Si parte dal più banale “somiglia a Marylin Manson” ai più originali “sembra il cantante dei Tazenda” oppure “Alvaro Vitali con parrucca”. Per evitare fraintendimenti qualcuno ha proprio commentato con “chi è sto’ mostro?” domandando al PD se avessero qualcuna “mediamente guardabile”. Infine, c’è chi ha pensato semplicemente di augurarle buona fortuna: “Congratulazioni Pippo Franco”. Era meno di un mese fa quando ci domandavamo se fosse ancora necessario il ruolo di co-conduttrice e valletta sanremese, di dialoghi impegnati sui diritti, sul maschilismo, sul patriarcato, sulla voce delle donne che devono farsi forti. Al pari di un uomo. Con gran stupore (o forse no), in quell’occasione proprio il mondo femminile si è dimostrato più contrariato, sottolineando un eccesso di melensa retorica. Seguendo questo ragionamento dunque non sorprende che la maggior parte degli omaggi ed elogi alla Schlein provengano proprio da donne. Volevamo lasciarci alle spalle il luogo comune della donna contro la donna e di critiche estetiche che nulla aggiungono e tutto tolgono, compreso le parole. Lungi dal dare giudizi positivi o negativi all’operato o alle idee della Schlein, viene naturale chiedersi quando le donne (o noi donne?) comprenderanno che il primo cambiamento parte proprio da noi stesse e dall’essere capaci di dissociarsi dalla banale trappola del giudizio affrettato basato quasi sempre più sull’estetica che sul merito. Un certo Mahatma Gandhi disse: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Possiamo ascoltarlo anche se era un uomo? di Raffaela Mercurio

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