Conferme, imbarazzi e timori. Una politica piccola
| Politica
Mancano ancora mesi, ma i protagonisti della nostra politica si muovono come se non esistesse altro che la campagna elettorale. La guerra e l’inflazione, a loro, deve sembrare un dettaglio, tanto da costringere Mario Draghi a lasciare anzitempo il vertice Nato.

Conferme, imbarazzi e timori. Una politica piccola
Mancano ancora mesi, ma i protagonisti della nostra politica si muovono come se non esistesse altro che la campagna elettorale. La guerra e l’inflazione, a loro, deve sembrare un dettaglio, tanto da costringere Mario Draghi a lasciare anzitempo il vertice Nato.
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Conferme, imbarazzi e timori. Una politica piccola
Mancano ancora mesi, ma i protagonisti della nostra politica si muovono come se non esistesse altro che la campagna elettorale. La guerra e l’inflazione, a loro, deve sembrare un dettaglio, tanto da costringere Mario Draghi a lasciare anzitempo il vertice Nato.
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AUTORE: Fulvio Giuliani
La stanchezza e la conferma. Lo sfinimento è quello indotto da uno spettacolo politico sempre uguale, una recita a soggetto resa parossistica dalla prospettiva elettorale.
Mancano mesi, ma già ora leader, fondatori, segretari, mezze figure e comparse si muovono come se non ci fosse altro da fare che la campagna elettorale. La solita sarabanda di promesse e cavalli di battaglia identitari che ha portato il presidente del Consiglio a lasciare anzitempo il vertice Nato di Madrid.
Che ci sia una guerra scatenata da Putin nel cuore (non solo fisico) dell’Europa e un mostro chiamato inflazione da domare devono apparire dettagli. Nulla più, per lor signori, che fastidiosi sassolini nel solito meccanismo infernale che ci ha portato al governo di unità nazionale di Mario Draghi.
La conferma a cui accennavamo è la pochezza del panorama, della prospettiva, delle risposte a domande e problemi giganteschi. Accompagnata dalla solita domanda che andiamo ripetendo da mesi: fino a quando basterà il carisma personale dell’ex presidente della Bce per reggere? Quanto ancora potrà garantire al Paese – quasi da solo – uno standing e una collocazione degni?
Chissà se qualcuno penserà di occuparsene e preoccuparsene, prima di chiedere voti a perdere.
Di Fulvio Giuliani
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