Emma Bonino, la legge 194 e il futuro dell’Italia
Dalla legge 194 sono trascorsi 45 anni ma ancora oggi il tema aborto è fortemente dibattuto e controverso. Ne discutiamo con Emma Bonino
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Emma Bonino, la legge 194 e il futuro dell’Italia
Dalla legge 194 sono trascorsi 45 anni ma ancora oggi il tema aborto è fortemente dibattuto e controverso. Ne discutiamo con Emma Bonino
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Dalla legge 194 sono trascorsi 45 anni ma ancora oggi il tema aborto è fortemente dibattuto e controverso. Ne discutiamo con Emma Bonino
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Dalla legge 194 sono trascorsi 45 anni ma ancora oggi il tema aborto è fortemente dibattuto e controverso. Ne discutiamo con Emma Bonino
Sono trascorsi 45 anni dall’approvazione della legge 194 che consente alle donne di poter fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. Ancora oggi il tema dell’aborto è fortemente dibattuto, anche se le proposte di limitazione sono sempre rimaste a livello di posizioni individuali.
Chi non ha mai avuto un solo ripensamento è Emma Bonino, capofila di un movimento che cambiò radicalmente l’Italia e che – forse ricordando le storiche lotte di allora – bolla come controproducenti le azioni di protesta dello scorso fine settimana nei riguardi della ministra per la Famiglia e la Natalità, Eugenia Roccella, al Salone del libro di Torino. «Si è rasentato il paradosso, rischiando addirittura di farne una martire» osserva. In particolare l’esponente di +Europa ha trovato l’iniziativa fortemente illiberale, «con il solo effetto di regalare un bagno di visibilità alla Roccella, intervistata in questi giorni praticamente da tutte le televisioni».
Torniamo alla legge 194, usata a pretesto per la protesta di Torino e che ancora oggi non trova pace, osteggiata com’è da due principali problemi: i medici obiettori di coscienza e l’inapplicabilità della pillola abortiva RU486, che in Italia – a differenza, per esempio, della vicina Svizzera – può essere somministrata soltanto in ospedale.
«L’aborto farmacologico in Italia si usa poco e il ginecologo Silvio Viale combatte da dieci anni perché questo diritto venga garantito» sottolinea Emma Bonino. «Il mio punto di vista è che la legge 194 debba essere applicata, invece diverse Regioni semplicemente non lo fanno perché esiste un’obiezione di coscienza ‘di struttura’. Io non ho niente contro l’obiezione di coscienza individuale, ma le strutture pubbliche sono tenute ad applicare la legge».
Bonino aggiunge: «Che questo governo voglia limitare il più possibile il ruolo delle donne e più in generale i diritti mi pare evidente. Basta leggere la ben nota circolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha imposto a tutti i sindaci di non registrare i figli nati da coppie omosessuali. Insomma, francamente mi pare che non ci sia molto da aggiungere: loro hanno questa linea, io ne ho un’altra ed è così da sempre». Una veste, quella di ‘simbolo’ della legge 194, che tuttavia le sta un po’ stretta: «Ho fatto tante cose nella vita, non soltanto questa battaglia che mi resta come appiccicata addosso. Insomma, sono un po’ stufa di parlare di quarant’anni fa, vorrei anche parlare di quello che succede oggi».
Forse ha ragione ma dopo quasi mezzo secolo non si può restare indifferenti davanti a una riforma che ha oggettivamente contribuito a cambiare questo Paese. Quella dell’interruzione volontaria di gravidanza è stata una lotta nata dal basso, condotta pensando a quella fetta di società che non poteva permettersi un’operazione costosa all’estero e che per abortire ricorreva ai ferri da calza e ad altri orrendi metodi improvvisati e pericolosissimi per le donne. Non dimentichiamolo.
di Claudia Burgio
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