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Sul Pnrr non si scherza

Il ministro Fitto, con delega all’attuazione del Pnrr, ha già messo le mani avanti spiegando che saremo molto lontani dai 22 miliardi di euro di spese previste e promesse all’Ue entro fine anno Una situazione intollerabile perché mettere a repentaglio il Pnrr, significa mettere a repentaglio il nostro futuro
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Sul Pnrr non si scherza

Il ministro Fitto, con delega all’attuazione del Pnrr, ha già messo le mani avanti spiegando che saremo molto lontani dai 22 miliardi di euro di spese previste e promesse all’Ue entro fine anno Una situazione intollerabile perché mettere a repentaglio il Pnrr, significa mettere a repentaglio il nostro futuro
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Sul Pnrr non si scherza

Il ministro Fitto, con delega all’attuazione del Pnrr, ha già messo le mani avanti spiegando che saremo molto lontani dai 22 miliardi di euro di spese previste e promesse all’Ue entro fine anno Una situazione intollerabile perché mettere a repentaglio il Pnrr, significa mettere a repentaglio il nostro futuro
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Il ministro Fitto, con delega all’attuazione del Pnrr, ha già messo le mani avanti spiegando che saremo molto lontani dai 22 miliardi di euro di spese previste e promesse all’Ue entro fine anno Una situazione intollerabile perché mettere a repentaglio il Pnrr, significa mettere a repentaglio il nostro futuro
Sul Pnrr non si scherza. Sul Pnrr non si litiga tanto per litigare e manifestare la propria esistenza. È la chiave per garantirci crescita e sviluppo, dopo lo shock pandemico e l’esuberante ripresa del 2021 e del 2022 (nonostante tutte le cassandre e una campagna elettorale passata a dire che eravamo disastrati, nel terzo trimestre abbiamo fatto ancora meglio di quanto anticipato, +0,6%, garantendoci una crescita a fine anno che sfiorerà il 4%). I segnali, però, sono quelli che sono: diversi ministri esprimono forti perplessità sulla possibilità di rispettare gli impegni presi con la Commissione europea per la fine dell’anno. Quelli necessari a sbloccare la prossima tranche da 19 miliardi di euro. Il ministro Raffaele Fitto, con delega all’attuazione del Pnrr, ha messo le mani avanti, sottolineando che rispetto ai 22 miliardi di euro di spese previste per la fine del 2022 saremo molto, ma molto lontani. Soldi già a disposizione (in totale ce ne sono stati già consegnati 66 di miliardi), che non saremo in grado di mettere in moto. Grave e intollerabile. Preoccupa che il governo sembri impegnato soprattutto a chiedere revisioni, a sottolineare le difficoltà, a cominciare dall’inflazione. I ritardi e le lentezze nell’apertura dei cantieri e nell’assegnazione dei lavori non possono essere spiegati solo con i maggiori costi derivati dall’inflazione. Pesano quelle ataviche pastoie burocratiche la cui cancellazione era fra i presupposti del gigantesco finanziamento della Commissione europea. Così come un impegno ben preciso era quello assunto per limitare l’evasione fiscale. Sono segnali, ma non sono assolutamente piaciuti i due presenti nella manovra: l’innalzamento dell’uso del contante a 5000 € e la questione – sommamente evitabile e francamente inconcepibile – della possibilità di rifiutarsi di usare il Pos fino a 60 €. Più pesante ancora la latitanza sul fronte del fantasma che si aggira fra i corridoi dei Palazzi: il decreto attuativo della Legge sulla concorrenza, lasciato in eredità dal governo Draghi. Impatta sulle amministrazioni locali, che avranno la responsabilità di moltissimi cantieri legati al Pnrr. Il provvedimento prevede l’obbligo delle gare per i contratti del trasporto pubblico locale. Se i Comuni dovessero affidare un servizio a una controllata senza gara, dovrebbero giustificarlo in modo dettagliato. Su questo punto le resistenze sono innumerevoli e il ministro per le Autonomie Calderoli ascolta e concede “tavoli”. Il mitologico modo all’italiana per diluire i tempi e non decidere nulla. Non si scherza, se non saremo capaci di tenere a bada gli interessi particolari, se daremo la sensazione di non saper tenere la mano fermissima sulla montagna di soldi già arrivati e i circa 140 miliardi in arrivo, metteremo a repentaglio il nostro futuro e quella stessa, sorprendente (per i soliti noti, non per noi che conosciamo la forza del Paese) crescita dell’Italia. Di Fulvio Giuliani

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