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La follia politicante della politica post Draghi

La follia politicante senza vincoli con la realtà

Quel che resta del governo Draghi è una decomposizione dei partiti, con programmi e interessi opposti. Un manipolo d’incapaci in preda ad una follia politicante.
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La follia politicante senza vincoli con la realtà

Quel che resta del governo Draghi è una decomposizione dei partiti, con programmi e interessi opposti. Un manipolo d’incapaci in preda ad una follia politicante.
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La follia politicante senza vincoli con la realtà

Quel che resta del governo Draghi è una decomposizione dei partiti, con programmi e interessi opposti. Un manipolo d’incapaci in preda ad una follia politicante.
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Quel che resta del governo Draghi è una decomposizione dei partiti, con programmi e interessi opposti. Un manipolo d’incapaci in preda ad una follia politicante.
Il lascito politico del governo Draghi consiste nella decomposizione non solo delle false coalizioni, ma direttamente dei partiti che pretendono d’essere coalizzati avendo programmi e interessi non diversi ma opposti. La contabilità dei consensi per la vittoria senza programma s’è trasformata nella partita doppia della sconfitta. L’alternativa c’è, ci torneremo. Però, attenzione: di puro politicantismo si può anche morire, ma non si riesce a campare. Quel che ci può arrivare addosso non si sposterà o devierà a chiacchiere. Il primo sintomo della follia politicante consiste nel credere che non esistano vincoli dati dalla realtà, ma solo dalle scelte politiche. Sono convinti che due chili di pere possano divenire dieci per decisione politica. Molti di quelli che s’esercitano nel tifo – ammesso siano persone reali e non prodotti di macchinari – non solo confidano nel verbo che modifica il reale, ma accusano chi non ci crede di vivere fuori dalla realtà. Quindi cominciamo da una cosa reale, che secondo i mistici del politicantismo non lo sarebbe: lo spread. L’indice del complottismo, come pensano quelli dei dieci chili di pere. Scusate l’ovvietà: non si prestano soldi a tutti, per qualsiasi cosa e alle stesse condizioni. Lo sanno benissimo la Sora Cesira e il Sor Augusto, che pagano un mutuo e la macchina a rate. Chi comporta un maggiore pericolo deve pagare di più. Chi non ha garanzie da offrire paga di più. I Paesi più indebitati pagano di più. Possono dimostrare che hanno politiche stabilmente virtuose e deficit decrescenti, così ottenendo condizioni migliori. Ma se dicono, poste le mani sui fianchi e alzata la pappagorgia: me ne frego delle adunche mani capitaliste e prendo soldi a prestito per favorire consumi senza produzione, la conseguenza è una sola: sale il tasso d’interesse. Veniamo a noi: lo spread era salito anche con Draghi. Certamente. Non guarda in faccia nessuno. Il governo dice che il bonus 110% è una boiata inflattiva e un modo per dare soldi ai ricchi e la maggioranza gli impone di tenerlo? Sale. Non è un lassativo, non basta la parola. Non si riesce a mettere a gara manco uno stabilimento balneare e rilasciare una licenza taxi? Sale, perché si dimostra che i più capaci non lo sono abbastanza. Il punto è un altro: sale, ma sta nei binari e poi scende. Se prende a salire e basta c’è dell’altro. E non buono. Il nostro era considerevolmente sceso grazie alla Banca centrale europea (c’era un tal Draghi). Vuol dire che la Banca centrale lo controlla? Manco per niente. Però può convincere i mercati che speculare sarebbe inutile, perché userà la credibilità dei meno indebitati e più produttivi per compensare la non credibilità dei più indebitati e meno produttivi. Capire perché la cosa non è simpaticissima per i garanti non dovrebbe essere difficile, specie se lo si sostiene relativamente al Veneto nei confronti della Calabria. La Bce fa salire i tassi d’interesse di 0,50 punti, assai meno che negli Stati Uniti. In una frase sensata, pronunciata da persone ragionanti, non ci può stare il lamento per l’inflazione e, contemporaneamente, per il rialzo. Si capisce subito che sei deficiente o stai recitando una parte demagogica. Ma, cribbio, scudateci, difendeteci. Certamente, è nell’interesse europeo che gli spread non si divarichino. Giusto. Ma comporta l’accettazione dei vincoli, ad esempio il rispetto degli impegni che tu stesso hai preso, che il tuo governo ha negoziato e che il tuo Parlamento ha approvato. Nooo! Questo minaccia la mia sovranità! E allora, caro mio, sii libero di vedertela con gli strozzini. Saluti e baci. Per questo sostenevamo: gli impegni che sono stati presi assieme siano considerati immodificabili per il futuro, se al governo si troveranno gli stessi che li hanno presi o parte di essi. E per oggi – da agente prezzolato dei poteri occulti e del mercato rapace, da servo dei poteri forti – è tutto. Inquietante è che un Paese ricco e capace possa veramente mettersi nelle mani di poveracci incapaci, per il gusto di mostrarsi sovranamente infantile (o stolidamente senile).   di Davide Giacalone

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