L’estensione dell’obbligo del Green Pass al mondo del lavoro potrebbe essere la soluzione per fare in modo che tutti i comparti vengano messi in condizioni di lavorare.
Come ampiamente prevedibile da settimane, il governo ha ufficializzato l’estensione dell’obbligo del Green Pass a tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato. Seguendo lo schema già sperimentato per la scuola e su input del presi-dente del Consiglio, MarioDraghi, l’esecutivo ha prima preparato il terreno e poi spinto anche i partiti e le parti sociali più dubbiosi al Sì. La tattica è ormai riconoscibile: procedere per gradi, certo, ma con un tratto decisionista che finisce per spiazzare anche chi pensa di mettersi di traverso.
Da Matteo Salvini ai sindacati, alla fine hanno concordato tutti, non fosse altro per mancanza di reali alternative. Senza voler giocare all’interpretazione del pensiero altrui, appare evidente l’intenzione di Mario Draghi di derubricare quanto più possibile il Green Pass a puro strumento amministrativo. Un male necessario, se volete, per mettere in condizione il mondo della scuola prima e del lavoro poi di tornare a funzionare a pieno regime. Zero scontri ideologici, in-somma, sola praticità.
Del resto, la macchina produttiva italiana sta dando segnali molto confortanti, anche paragonata a quella di Paesi vicini (e non dimentichiamolo mai, nostri competitor). La crescita è robusta e in alcuni settori siamo ben oltre il semplice rimbalzo tecnico, dopo la doccia gelata del lockdown. Anche sul piano occupazionale, il lavoro dipendente è tornato a crescere oltre i livelli pre-pandemia.
Discorso drammaticamente differente per il lavoro autonomo, che è finito stritolato dagli effetti del Coronavirus. Per farlo ripartire, è necessario che tutti i comparti vengano messi in condizione di lavorare e dunque, se si è deciso per questa strada, conviene far poche storie sul Green Pass.
Il tessuto produttivo italiano ha fame di ore di lavoro e competitività e la certificazione vaccinale potrà aiutare a porre le precondizioni necessarie a una ripresa generalizzata. Pertanto, oltre a un po’ di cinema in questi giorni, è facile prevedere che le difficoltà e le resistenze non possano che essere residuali.
Bisognerà stare molto attenti, però, che fra queste non ricadano le condizioni particolari di chi vorrebbe vaccinarsi ma non può. Per motivi strettamente sanitari o per essere appena guarito dal Covid. In tutti questi casi, spesso diversi fra loro, sarà necessario individuare una soluzione ed evitare intollerabili discriminazioni.
Anche il tema dei tamponi gratuiti, una delle richieste sindacali, non può diventare un ostacolo insormontabile.Basti ricordare che, a fronte della libera scelta di non vaccinarsi, resta predominante l’interesse generale a lavorare. Quindi, il tampone– magari poco – si paga
di Fulvio Giuliani
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