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Gas russo e i giacimenti nel Mediterraneo

A causa dell’assenza di significativi giacimenti interni, l’energia dell’Unione europea dipende ancora oggi da fonti fossili provenienti dall’estero. I costi degli idrocarburi sono in continuo aumento, in particolar modo il prezzo del gas. I risvolti geopolitici di queste forniture.
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Gas russo e i giacimenti nel Mediterraneo

A causa dell’assenza di significativi giacimenti interni, l’energia dell’Unione europea dipende ancora oggi da fonti fossili provenienti dall’estero. I costi degli idrocarburi sono in continuo aumento, in particolar modo il prezzo del gas. I risvolti geopolitici di queste forniture.
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Gas russo e i giacimenti nel Mediterraneo

A causa dell’assenza di significativi giacimenti interni, l’energia dell’Unione europea dipende ancora oggi da fonti fossili provenienti dall’estero. I costi degli idrocarburi sono in continuo aumento, in particolar modo il prezzo del gas. I risvolti geopolitici di queste forniture.
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A causa dell’assenza di significativi giacimenti interni, l’energia dell’Unione europea dipende ancora oggi da fonti fossili provenienti dall’estero. I costi degli idrocarburi sono in continuo aumento, in particolar modo il prezzo del gas. I risvolti geopolitici di queste forniture.
L’energia dell’Unione europea dipende ancora da fonti fossili che devono provenire dall’estero a causa dell’assenza di significativi giacimenti interni. I costi degli idrocarburi sono in continuo aumento e in particolar modo il prezzo del gas. Questo in pochi mesi è aumentato del 30% e in alcuni casi, come per il metano da autotrazione, anche fino al 100%. Vediamo di comprendere meglio i risvolti geopolitici di queste forniture. In Europa il gas arriva da varie pipeline (gasdotti). Dal Sud arrivano il Transmed dalla Tunisia, il Greenstream dalla Libia e il Medgas dall’Algeria. Passano poi dalla Turchia il Tanap dall’Azerbaigian, il Tap dal Mar Caspio, l’Igat dall’Iran e il Turkish Stream dalla Russia. Ed è proprio il Cremlino a essere il principale fornitore dell’Unione europea, il 40% di tutto il gas. Queste forniture tra settembre e ottobre scorso sono calate di circa il 17% contribuendo all’aumento dei prezzi. Il presidente Putin, intervenendo al “Forum Russian Energy Week”, ha però dichiarato di essere pronto ad aumentare la distribuzione di gas ma di essere preoccupato dell’utilizzo del gasdotto ucraino «perché la sua usura è superiore all’80% e, se si aumenta la pressione, l’infrastruttura probabilmente potrebbe scoppiare e l’Europa restare del tutto senza questa rotta di approvvigionamento». Qui sta il nocciolo del problema. La Russia spera che i prezzi record del gas possano accelerare l’approvazione del controverso gasdotto Nord Stream 2 che affianca l’insufficiente Nord Stream 1. Questi partono offshore dalla Russia per passare poi nelle acque territoriali di Finlandia, Svezia, Danimarca fino a Greifswald, in Germania, dove vengono allacciate alla distribuzione europea. Pipeline che escludono però nel loro tragitto l’Ucraina, che non può più vantare diritti di passaggio. Infatti prima della costruzione dei gasdotti Nord Stream il gas russo arrivava in Europa via terra, appunto attraverso l’Ucraina. Questa dal 2014 si trova in conflitto con la Russia per la contestazione dei confini della Crimea e del Donbass. Per questo motivo è interesse russo privare Kiev dei miliardi di euro che il Paese riceve per il diritto di transito. Tutta questa questione è al vaglio anche della comunità internazionale, in particolare dell’amministrazione statunitense che chiede alla Germania e all’Unione europea di imporre sanzioni contro la Russia se questa minaccerà la sicurezza energetica dei Paesi dell’Est Europa. Ma la questione è anche un’altra: è interesse americano sfruttare il mercato europeo nella vendita di carburanti fossili fino a quando le legislazioni dell’Unione non vieteranno del tutto questi combustibili. Già Donald Trump cercò di contrastare i gasdotti russi per vendere gas americano: un combustibile però costoso perché di scisto, cioè estratto da argille diagenizzate o tramite fracking, poi liquefatto e trasportato via mare con metaniere. Ma i conti si devono fare con tutti i commensali. Sono recenti le scoperte dei ricchi giacimenti di gas nel Mediterraneo, come l’egiziano Zohr, sviluppato dall’italiana Eni. E chissà che non si riesca a essere autosufficienti fino a che il nucleare a fusione, l’idrogeno e il solare con le altre energie alternative diventino non solo sostenibili ma veramente applicabili.   di Massimiliano Fanni Canelles

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