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Giorgia Meloni

Giorgia Meloni rompe gli indugi, fuori da FdI antisemiti e nostalgici

Giorgia Meloni rompe ogni indugio dopo l’inchiesta di FanPage: “Fuori chi vuole farci tornare indietro, non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi e per gli antisemiti”

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Giorgia Meloni rompe gli indugi, fuori da FdI antisemiti e nostalgici

Giorgia Meloni rompe ogni indugio dopo l’inchiesta di FanPage: “Fuori chi vuole farci tornare indietro, non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi e per gli antisemiti”

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Giorgia Meloni rompe gli indugi, fuori da FdI antisemiti e nostalgici

Giorgia Meloni rompe ogni indugio dopo l’inchiesta di FanPage: “Fuori chi vuole farci tornare indietro, non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi e per gli antisemiti”

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Giorgia Meloni rompe ogni indugio dopo l’inchiesta di FanPage: “Fuori chi vuole farci tornare indietro, non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi e per gli antisemiti”

L’antisemitismo è una metastasi culturale. La negazione del senso di umanità in quanto tale. Non esiste un antisemitismo ‘peggiore’ di un altro. Figurarsi ‘migliore’. Il solo cercare delle distinzioni ha un retrogusto patetico e insopportabilmente strumentale. Se c’è un piano su cui bisognerebbe solo unirsi ed espellere chi non capisce o non vuole capire è questo.

In Italia, il partito di maggioranza relativa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha reagito in modo inequivocabile dopo l’emersione di atteggiamenti sconfortanti e inquietanti di alcuni militanti.
E ieri la stessa Meloni, dopo aver richiamato giorni fa il rischio «dell’intrusione nella vita dei partiti», ha rotto ogni indugio e dichiarato: “Fuori chi vuole farci tornare indietro, non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi e per gli antisemiti”.

Solo un pazzo poteva pensare che il capo del governo potesse giocarsi la parabola politica su un piano del genere, ma è un fatto che non fossero stati ancora recisi gli ultimi cordoni ombelicali con un retroterra nostalgico. Ecco, le parole di ieri non solo chiudono un caso spinoso ma soprattutto aprono ufficialmente un percorso virtuoso e non più rinviabile. Che certi refusi andassero abbandonati al loro destino era scritto, perder tempo inutile.

Stessa sensazione per i distinguo del ministro dell’Interno Piantedosi, secondo il quale le bandiere di Israele bruciate in piazza dai militanti di sinistra sarebbero più preoccupanti di certe scene fra alcuni militanti di Fratelli d’Italia. Ci danno il voltastomaco entrambe e sarebbe proprio l’ora di finirla di cercare sempre una qualche forma di rivincita sulla Storia. Quest’ultima non si cambia: le vergogne incancellabili delle leggi razziali o l’aver collaborato con i nazisti nelle deportazioni verso il filo spinato dei campi di sterminio appartennero alla destra antidemocratica italiana e dovrebbero essere la migliore occasione per marcare una distanza eterna e incolmabile con un movimento conservatore moderno di cui il Paese ha un gran bisogno. La Giorgia Meloni di ieri ha messo un punto da cui non si torna indietro.

Così come dalle parti del Partito democratico ci si rifiuta di guardare per quello che sono i movimenti che dietro il Pro Palestina celano sentimenti anti-Israele o direttamente antisemiti che affondano nelle simpatie arabe dei vecchi partiti comunisti degli anni Sessanta e Settanta. Chiudere una volta per sempre tutta questa storia puzzolente è l’unica cosa da fare.

Prima di ritrovarsi come Emmanuel Macron in Francia, aggrappato disperatamente alla desistenza con la sinistra il cui leader più popolare e rumoroso emana un lezzo di antisemitismo a tratti intollerabile. Mélenchon è arrivato a derubricare un caso di violenza sessuale ai danni di una ragazzina ebrea come ‘semplice’ atto di violenza. A ricordare come la guardia debba sempre essere tenuta altissima in tutte le direzioni.

Di Fulvio Giuliani

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