Giovani verso le elezioni europee
Secondo alcuni sondaggi si recherà votare il 47% dei giovani per le europee, rispetto al 43% degli over 54. Però solo l’8% degli under 35 si ritiene soddisfatto del dibattito
Giovani verso le elezioni europee
Secondo alcuni sondaggi si recherà votare il 47% dei giovani per le europee, rispetto al 43% degli over 54. Però solo l’8% degli under 35 si ritiene soddisfatto del dibattito
Giovani verso le elezioni europee
Secondo alcuni sondaggi si recherà votare il 47% dei giovani per le europee, rispetto al 43% degli over 54. Però solo l’8% degli under 35 si ritiene soddisfatto del dibattito
Secondo alcuni sondaggi si recherà votare il 47% dei giovani per le europee, rispetto al 43% degli over 54. Però solo l’8% degli under 35 si ritiene soddisfatto del dibattito
Esterno giorno. L’ora dell’aperitivo, seduto a un bar di un popolare quartiere romano. Al tavolino di fianco al mio otto ragazzi, studenti di Medicina. Ridono, scherzano, spettegolano un po’ su questo o quello dei loro docenti. A un certo punto uno la butta lì: «Ma voi per chi votate?». Risposte varie, una consolazione: nessuno ha detto «Io non voterò». Bene, è già qualcosa. Il giovane che aveva posto la domanda, interrompendo il dialogo effimero tra i suoi amici, dice qualcosa che mi fa riflettere: «Si vota in Europa, lo sapete…». Una ragazza lo interrompe: «No, si vede proprio che non capisci nulla. Non si vota in Europa ma per l’Europa». Quel ‘per’ mi colpisce. Un concetto che trovo perfettamente calzante. Non è solo un andare in cabina per scegliere un partito o il nome di un futuro parlamentare europeo. È una scelta determinante per il nostro Continente.
Secondo alcuni sondaggi si recherà alle urne il 47% dei giovani, rispetto al 43% degli over 54. Però solo l’8% degli under 35 si ritiene soddisfatto del dibattito. Verifico con il mio micro campione seduto a quel bar. Azzardo: «Scusate, ma voi che ne pensate di questa campagna elettorale?». Mi riconoscono: «L’avevo detto che lei è l’“Indignato speciale”…». Piccole soddisfazioni. «Certo non è stata una campagna elettorale per l’Europa, si è parlato di tutto…» risponde la ragazza che aveva corretto la domanda del primo ragazzo. Interviene un altro: «Ma no, si è parlato del nulla, come sempre». Iniziano a discutere tra loro e mi rendo conto che l’Europa è sparita dal loro dibattito.
Nel 2019 andò a votare per le europee il 54,5%. Certo il Covid ha fatto la sua parte nella ulteriore disaffezione dei cittadini all’esercizio del voto, però i dati di tutte le ultime tornate elettorali mostrano una flessione costante e preoccupante. Sempre secondo i sondaggisti a tenere su livelli dignitosi la partecipazione al voto sono stati soprattutto i giovani, in particolare quelli sotto i 25 anni. C’è un dato che deve però far riflettere: solo sei ragazzi su dieci reputano che il dibattito politico non stia affrontando in modo adeguato le criticità e le esigenze che vivono. Chiedo allora ai miei interlocutori quali sono stati i temi più delicati che a loro avviso non sono stati affrontati come si sarebbe dovuto: «Lavoro e occupazione, scuola, università, sviluppo di nuove competenze professionali». Soltanto ultimo il tanto reclamizzato tema del cambiamento climatico. Chiedo: «Voi fate Medicina, in quale ramo vi vorreste specializzare?». Nessuno dei presenti risponde semplicemente di voler diventare un medico che si occupi di clinica. Faccio loro presente che ‘clinica’ deriva dal greco e vuol dire arte di curare il malato a letto. Loro rispondono così: «Ma quello è un lavoro di trincea, si guadagna poco e si fatica troppo».
Quanta strada c’è ancora per fare l’Europa. Ragazzi, in bocca al lupo.
di Andrea Pamparana
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