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Gli insopportabili personalismi e l’”altra Italia”

Alla fine di quest’ennesima giornata ridicola e segnata da personalismi ormai insopportabili, a restare sempre più sola è proprio quell’’altra Italia” di cui Calenda si riempie la bocca da tempo
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Gli insopportabili personalismi e l’”altra Italia”

Alla fine di quest’ennesima giornata ridicola e segnata da personalismi ormai insopportabili, a restare sempre più sola è proprio quell’’altra Italia” di cui Calenda si riempie la bocca da tempo
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Gli insopportabili personalismi e l’”altra Italia”

Alla fine di quest’ennesima giornata ridicola e segnata da personalismi ormai insopportabili, a restare sempre più sola è proprio quell’’altra Italia” di cui Calenda si riempie la bocca da tempo
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Alla fine di quest’ennesima giornata ridicola e segnata da personalismi ormai insopportabili, a restare sempre più sola è proprio quell’’altra Italia” di cui Calenda si riempie la bocca da tempo
È dai giorni della caduta del governo Draghi che andiamo ripetendo, qui e su La Ragione, quanto siano finte, inaffidabili e posticce le presunte “alleanze“ in vista delle elezioni del 25 settembre. Cartelli elettorali, nella migliore delle ipotesi, pronti a esplodere un secondo dopo il voto per interessi contrapposti, insanabili antipatie personali ed eterni conflitti di personalità. La comica messa in piedi da Carlo Calenda e dalla sua Azione, però, supera ogni limite prevedibile. Anche per questa sgangherata e inconcludente campagna elettorale che l’Italia sta vivendo con occhi al contempo sempre più sgranati e distratti. L’alleanza prima cercata, faticosamente costruita, pomposamente annunciata e poi rinnegata a mezzo televisione – senza neppure avvertire preventivamente il promesso sposo lasciato all’altare – è uno spettacolo sconfortante. Non solo per gli elettori dell’area che si vorrebbe di centrosinistra, consapevoli ormai di una battaglia disperata con una legge elettorale che punisce severamente le divisioni e premia le ammucchiate, ma anche per i tanti che in Italia semplicemente non si sentono rappresentati da nessuno. Calenda poteva essere una risposta per taluni, con il suo chiaro riferimento all’ormai mitologica e strapazzata “agenda Draghi“, ma dopo questo girotondo è lecito chiedersi cosa si penserà di un leader che in una settimana dice tutto e il contrario di tutto, gettando bidoni di veleno su quello stesso partito con cui era corso ad abbracciarsi poche ore fa. Quanto al Pd “tradito“, paga l’incomprensibile volontà di imbarcare praticamente chiunque pur di far numero, sperare di tamponare la voragine con Meloni e Salvini e coprire il vuoto lasciato dai grillini, dopo l’infausta fine del governo Draghi. Il centrodestra, come ovvio, ha ogni motivo di festeggiare la scelta di Calenda, che avvicina la prospettiva di un cappotto nei collegi uninominali. Questa consapevolezza, però, potrebbe paradossalmente acuire distanze e tensioni fra gli ‘alleati’. Certi della vittoria, rischiano di abbandonare gli equilibri di facciata ancor prima delle elezioni. Alla fine di quest’ennesima giornata ridicola e segnata da personalismi ormai insopportabili, a restare sempre più sola è proprio quell’’altra Italia” di cui Calenda si riempie la bocca da tempo. L’altra Italia di cui noi parliamo – senza fini propagandistici – da mesi e che ha consentito a un governo basato sulla serietà e la competenza di far segnare numeri eccezionali e sconosciuti da decenni al nostro Paese. Un’Italia sempre più distante da questo spettacolo, dolorosamente consapevole di essere condannata alla sostanziale non rappresentanza, in un panorama politico dominato dall’ossessione per i personalismi, le ripicche e le vendette da consumare calde. Da un’approssimazione che toglie il fiato. di Fulvio Giuliani 

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