I brutti segnali no vax
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                Il reintegro dei medici no vax suona come uno schiaffo ai colleghi che si sono regolarmente immunizzati e hanno lavorato anche al posto loro. Cosa si vuole dimostrare con un mossa del genere?
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
I brutti segnali no vax
Il reintegro dei medici no vax suona come uno schiaffo ai colleghi che si sono regolarmente immunizzati e hanno lavorato anche al posto loro. Cosa si vuole dimostrare con un mossa del genere?
        
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I brutti segnali no vax
Il reintegro dei medici no vax suona come uno schiaffo ai colleghi che si sono regolarmente immunizzati e hanno lavorato anche al posto loro. Cosa si vuole dimostrare con un mossa del genere?
        
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AUTORE: Fulvio Giuliani
Alle parole d’ordine della maggioranza dedichiamo oggi una riflessione sulla prima de La Ragione in edicola.
Paroloni destinati a quell’elettorato uscito vittorioso dalle elezioni del 25 settembre, che nelle prime settimane si deve essere sentito un po’ messo da parte con tutta questa “continuità“ fra la presidente Giorgia Meloni e il detestato Mario Draghi. Una continuità sui temi che contano davvero – la politica estera, i rapporti con Washington, Mosca e addirittura l’Europa, la politica energetica – mentre si può fare un po’ di caciara sui rave o usare vecchi slogan sulla questione migranti, finita abbastanza nelle retrovie dell’interesse della pubblica opinione.
Peccato che sui rave lo Stato non abbia usato il pugno di ferro, ma la capacità di gestire l’ordine pubblico. Due cose che restano per fortuna molto diverse. 
Lo abbiamo scritto più volte negli ultimi giorni e oggi lo ricorda lo stesso ministro degli Interni Piantedosi in un’intervista al Corriere della Sera: avere a che fare con la folla è un mestiere maledettamente delicato (continuiamo a ricordare le devastanti immagini arrivate dalla Corea del sud) e nel caso di Modena o a San Siro non è facendo i fenomeni che si affronta nell’immediato il problema, senza mettere a rischio l’incolumità pubblica. C’è un tempo per le chiacchiere post elettorali e uno per lavorare sul campo.
La partita si farà seria da domani, quando Giorgia Meloni incontrerà la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen a Bruxelles, mentre oggi il ministro dell’economia Giorgetti vola a Berlino per incontrare il suo omologo tedesco Lindner. Incontri in cui ci sarà poco spazio per i paroloni e molto per la sostanza della politica di un governo che dovrà farsi conoscere, cercare sponde e ottenere credito politico. Risultati che si possono conquistare solo offrendo garanzie sui temi che pesano.
Da questo punto di vista, nelle varie operazioni “di bandiera“ appare particolarmente dolorosa quella del rientro del personale sanitario no vax. Un reintegro che suona come uno schiaffo ai colleghi che si sono regolarmente immunizzati e hanno lavorato anche al posto loro, mentre una sparuta minoranza conduceva una battaglia ideologica e antiscientifica che non meriterebbe oggi un improvviso appoggio politico.
Cosa si vuole dimostrare con un mossa del genere? Perché non sottolineare mai lo straordinario lavoro compiuto con la campagna vaccinale e l’adesione della stragrande maggioranza dei cittadini? Perché non nominarli neppure i vaccini? Fino alle parole d’ordine ci arriviamo e ne comprendiamo persino l’utilità per galvanizzare le truppe, ma la virata su medici e infermieri no vax sembra solo una rivincita politica fuori tempo massimo.
Almeno si abbia la decenza di ricordare che senza il lavoro del governo precedente e lo straordinario successo dei vaccini non si potrebbe reintegrare proprio nessuno e ci saremmo scordati il ritorno alla normalità.
di Fulvio Giuliani 
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