I No che fanno tanto male all’Italia
| Politica
Davanti al fenomeno Nimby (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”), non c’è razionalità che tenga. Come per il rigassificatore di Piombino

I No che fanno tanto male all’Italia
Davanti al fenomeno Nimby (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”), non c’è razionalità che tenga. Come per il rigassificatore di Piombino
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I No che fanno tanto male all’Italia
Davanti al fenomeno Nimby (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”), non c’è razionalità che tenga. Come per il rigassificatore di Piombino
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In queste ore, si leva un grido di dolore da tutta Italia – comprensibile e più che giustificato – per la folle corsa del prezzo del gas. Ieri è stato toccato un nuovo record, inimmaginabile solo poche settimane fa e l’aumento su un anno è di oltre il mille per cento. Mille per cento.
Non c’è settore produttivo e merceologico che non ne soffra e noi de La Ragione possiamo testimoniarvelo direttamente, con il rincaro di… tutto.
Davanti a questo sfacelo, frutto della follia di Vladimir Putin e del suo ricatto all’Europa, ma anche di fenomeni più ‘lontani’ come l’incetta di gas ordinata dal leader cinese Xi Jinping ormai da un anno e dai guasti negli Usa che hanno provocato ulteriori problemi, a cosa dobbiamo assistere? Alla corsa al No alla nave rigassificatrice a Piombino praticamente di tutte le forze politiche.
Con la sola eccezione – del tutto minoritaria – del cosiddetto Terzo Polo di Calenda e Renzi.
Una follia totale, conclamata, ridicola e pretestuosa, a cui prova a porre rimedio vanamente il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, commissario incaricato dal governo all’opera. Rassicurazioni, spiegazioni, ma niente. Davanti al fenomeno Nimby (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”), non c’è razionalità che tenga. Come per le trivelle in Adriatico, bloccate un po’ da ogni schieramento per anni e oggi riscoperte sull’onda del disastro innescato dallo zar impazzito.
Tutti pronti a dire di No e a fare la faccia feroce per un pugno di like e voti (presunti) e poi pronti a correre ipocritamente al capezzale dei commercianti, delle famiglie e degli industriali disperati per le bollette impazzite. Che vergogna, che spettacolo di quart’ordine, peggiorato da chi per un momento ha il coraggio di schierarsi contro il No imperante ed è poi costretto a imbarazzanti dietrofront, per non disturbare i maggiorenti di partito.
È l’Italia che frena e affossa l’altra Italia, il Paese della produzione e dell’economia che – nonostante guerra e inflazione – ha tirato alla grande nel primo semestre dell’anno. L’Italia (magnifica) che ora spera in una pezza messa da quel governo che sempre i soliti noti hanno mandato a casa.
Tra poche settimane toccherà a loro – a chi vincerà – prendere le decisioni, aiutare il Paese e non far rimpiangere anche in questo Mario Draghi. Auguri.
di Fulvio Giuliani
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