I tic della politica e il (gran) pezzo d’Italia dimenticato
Per chi spera in una politica da sottrarre ai massimalismi (a destra come a sinistra), ieri non è stata decisamente una bella giornata
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I tic della politica e il (gran) pezzo d’Italia dimenticato
Per chi spera in una politica da sottrarre ai massimalismi (a destra come a sinistra), ieri non è stata decisamente una bella giornata
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I tic della politica e il (gran) pezzo d’Italia dimenticato
Per chi spera in una politica da sottrarre ai massimalismi (a destra come a sinistra), ieri non è stata decisamente una bella giornata
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Per chi spera in una politica da sottrarre ai massimalismi (a destra come a sinistra), ieri non è stata decisamente una bella giornata
Se possibile, è andata ancor peggio di quanto avessimo previsto. Il giorno dei commenti alla vittoria del centrosinistra in Sardegna ha superato la facile anticipazione (potete dare un’occhiata a quanto scritto ieri) a base di trionfalismo da una parte e coltelli volanti dall’altra. È andata peggio, perché si è perso completamente il senso della misura.
Soprattutto a sinistra, dove evidentemente la disabitudine alla vittoria e la rassegnata convinzione di essere prossimi a un’altra scoppola hanno generato delle pulsioni ai confini del surreale. Una vittoria per una manciata di voti in una regione di 1.800.000 abitanti, che a stento ha superato il 50% di affluenza alle urne, viene propagandata come la pressoché certa alba di un’ora di riscossa. La conferma che ammucchiandosi a sinistra per la destra non ce ne sarà più o comunque sarà dura.
Peraltro, sin dall’altro ieri mattina, a conteggio dei voti apertissimo – nessuno che ieri si sia disturbato a spiegare ai cittadini lo scandalo di uno spoglio durato quasi 24 ore… – già da destra si erano levate le lamentatio, puntualmente rafforzate 24 ore fa quando molti hanno notato che unito l’avversario può fare ancora paura.
Fermiamoci un attimo, per evitare di essere sommersi da commenti di parte: in tutta franchezza chi abbia prevalso in Sardegna ci interessa relativamente. Non facevamo il tifo e non lo facciamo tuttora, il curriculum della neo presidente è di tutto rispetto e questo è estremamente piacevole. Poi, faremo bene ad imparare a giudicare l’operato degli amministratori sulla base del lavoro svolto. Per un paio di giorni le frasi a effetto saranno buone (si veda quella sui manganelli, tirata per i capelli e perfetta per approfondire faglie nel nostro Paese di cui non sentiamo alcun bisogno, come provato a spiegare nei giorni scorsi), poi tocca lavorare.
Qui non si tratta si tratta di difendere questo o quello (Giorgia Meloni in primis), la maggioranza farà bene a smetterla di buttare la polvere sotto il tappeto oppure la Sardegna non resterà un caso isolato. Questo, però, lo scrivevamo mesi fa, non abbiamo aspettato la sorpresa in terra sarda.
Erano convinti di vincere sempre comunque e si è visto il risultato, come puntualmente accade da 15 anni a questa parte in Italia. Si sale in fretta, si può scendere altrettanto rapidamente. Meglio prendere nota.
Che però a sinistra si cancelli d’un tratto qualsiasi ragionamento su un’area genuinamente progressista e non massimalista fa venire i brividi. Possibile che si debba scegliere fra un centrodestra sempre più destracentro e un’alleanza-ammucchiata a trazione Cinque Stelle o Pd travestito da quest’ultimo?
Siamo proprio certi che tutto il Paese, la grande Italia moderata, dell’equilibrio, del raziocinio, del lavoro e dell’impegno non possa essere rappresentata se non dalle ali estreme? Per chi spera in un domani da sottrarre ai massimalismi (a destra come a sinistra), ieri non è stata decisamente una bella giornata.
di Fulvio Giuliani
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