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Ibridati, le parole di Cavo Dragone, la Nato e la Russia

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Parrebbe che l’ammiraglio Cavo Dragone, da buon capo militare della Nato, farebbe bene a promuovere il disarmo e il pacifismo. Meglio se unilaterale e suicida

Cavo Dragone

Ibridati, le parole di Cavo Dragone, la Nato e la Russia

Parrebbe che l’ammiraglio Cavo Dragone, da buon capo militare della Nato, farebbe bene a promuovere il disarmo e il pacifismo. Meglio se unilaterale e suicida

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Ibridati, le parole di Cavo Dragone, la Nato e la Russia

Parrebbe che l’ammiraglio Cavo Dragone, da buon capo militare della Nato, farebbe bene a promuovere il disarmo e il pacifismo. Meglio se unilaterale e suicida

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Parrebbe che l’ammiraglio Cavo Dragone, da buon capo militare della Nato, farebbe bene a promuovere il disarmo e il pacifismo. Meglio se unilaterale e suicida. Il fatto è che il copione si ripete nel tempo, passando da un secolo all’altro, rispettando anche le battute. Sebbene la storia vada al contrario e il dramma sia spesso una farsa.

Mosca e l’Occidente

Quando Mosca decise (fine anni Settanta) di puntare dei missili contro di noi, nessuno scese in piazza per protestare contro l’incombente minaccia. Lo si ritenne quasi normale e ispirato all’equilibrio del terrore: a te è possibile la distruzione nucleare del mio mondo, sicché io mi metto nelle condizioni di distruggere il tuo e questo comporta che nessuno ci provi. Peccato che quei missili minavano l’equilibrio e introducevano la possibilità di attacchi ‘minori’.

A quel punto l’Occidente decise di fare altrettanto, ripristinando l’equilibrio, ma le piazze si riempirono di volenterosi comunisti che marciavano verso il pacioso Vaticano, in cerca di benedicente vicinanza. Quella moscovita era una precauzione difensiva, quella occidentale una provocazione offensiva. Allora fu la sinistra democratica europea (buonanima) a scegliere di piazzare in fretta i missili Usa. Fu una scelta giusta e portò molta fortuna, perché la dittatura moscovita s’avviò a crollare senza che noi si sparasse una sola cartuccia.

Perché, allora come oggi, quella palese inversione della logica e della prudenza ebbe e ha un gran fascino? Perché Mosca si dimostra molto abile nella guerra ibrida, consistente nel disinformare e far circolare dei falsi. Alcuni di questi (se ne sono accumulati una montagna circa il recente e lontano passato in Ucraina, con boiate galattiche copiate e incollate dall’idiozia digitalizzata) sono talmente evidenti da restituire l’ironica esagerazione che Giovannino Guareschi regalò a Peppone, senza negarla a Don Camillo.

Mentre, sempre dalle nostre parti, si fa fatica a riconoscere l’enorme e positivo lavoro fatto dalla cultura democratica e dalla difesa della libertà, contrapponendo l’informazione alla disinformazione. Allora come oggi, noi amiamo gli autori russi che la Russia proibisce ai russi di leggere. Anche qui con un nostro decadimento culturale e politico: allora vi fu una sinistra democratica che ai russi del “dissenso” dedicò molta attenzione (se ne fece anche una Biennale, a Venezia), mentre oggi quella conveniente sensibilità sembra essere venuta meno.

Cavo Dragone non ha proposto di bombardare Mosca

Cavo Dragone non ha proposto di bombardare Mosca, ma di non considerare normale che loro infiltrino le nostre democrazie mentre noi si debba rispettare la pretesa delle dittature ad autoaffermarsi. In questo modo si lascerebbe ai russi il privilegio di utilizzare in esclusiva le meraviglie dell’informazione digitale, considerando quasi inumano che noi si porti il nostro sostegno ai russi che si oppongono all’orrore della macelleria putiniana, alla repressione di ogni opposizione, all’assassinio di giornalisti, scrittori ed esponenti dell’odierno dissenso.

Pochi giorni prima che il guerrafondaio ammiraglio parlasse era toccato al nostro ministro della Difesa diffondere un “non paper” contenente la denuncia che la guerra ibrida russa contro di noi non è un’ipotesi, ma una realtà già in atto. Non edulcoriamo la triste realtà: non se l’è filato nessuno. La notizia è stata riportata quasi come folkloristica, come se la funzione avesse contagiato il governante, trasformandolo in armaiolo. Epperò nessuno se l’è sentita di smentirlo. Ma se quella guerra è in corso, mettiamo dei fiori nei cannoni e l’acqua di rose nei pacchi da spedire in chi guarda all’Occidente?

Il nostro problema più grosso è il rifiuto di prendere atto di due cose: a. la sostituzione (come Mosca e Pechino vogliono) del multilateralis, mo con il multipolarismo moltiplica le possibili guerre e già scatena quella ibrida; b. la cavalleria non arriverà da Washington, perché a questo giro stanno contro di noi. Situazione difficile. Disperata se si prova a negarla.

di Davide Giacalone

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