Il discorso del presidente della Repubblica Mattarella davanti ai rappresentanti istituzionali va oltre le formalità: è un monito concreto per le sfide che attendono l’Italia.
Il discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, davanti ai rappresentanti istituzionali, è suonato come una sorta di anticipo del messaggio di fine anno e anche come un ennesimo avviso di fine mandato. L’aspetto più rilevante è il bilancio politico dell’ultimo anno del suo turbolento settennato, caratterizzato dalla delicatissima gestione della pandemia e dalla definitiva esplosione della crisi dei partiti.
Le parole del capo dello Stato assumono così anche il valore di una guida per i mesi a venire, scavallando la prevedibile bagarre della corsa al Quirinale. Quando Sergio Mattarella sottolinea con una punta di amarezza il troppo spazio – «forse», aggiunge, per carità di patria – dato sui media a chi non si è vaccinato, rispetto alla stragrande maggioranza degli italiani che ha scelto di immunizzarsi, va oltre la critica a un certo giornalismo. Traccia una linea rossa invalicabile: quella della razionalità.
Lo stile è quello di sempre – agli antipodi rispetto alle urla scomposte delle arene televisive, cartacee e social – ma la fermezza suona assoluta. Zero concessioni a chi crede che ci sia ancora spazio per perdersi in sconclusionate sfide alla sorte. Il presidente della Repubblica ha usato tutto il peso del suo carisma e della sua credibilità per appoggiare la linea del governo sulla campagna vaccinale di massa, l’impegno per le terze dosi e, di riflesso, gli eventuali nuovi provvedimenti che verranno presi domani.
È una copertura istituzionale, ma anche politica, che chiude il cerchio su un altro dei passaggi cardine del discorso del capo dello Stato, quello dedicato proprio ai mesi del nuovo governo. Sergio Mattarella ha sottolineato i meriti del Paese tutto, non solo dell’esecutivo, riservando ai partiti il riconoscimento di un senso di responsabilità e di equilibrio superiore alla realtà dei fatti, ma cruciale nel mandare un messaggio molto chiaro.
Nelle ore in cui si sono moltiplicate le piccole e grandi frizioni sulla manovra, è come se il presidente della Repubblica invitasse le forze politiche a non disperdere neppure una minima parte delle energie impegnate per mettere il Paese sulla strada giusta. Sappiamo bene che il contributo dei partiti alle scelte strategiche è stato spesso molto relativo e quanto questi siano offuscati dal carisma di Draghi, ma il presidente della Repubblica ha scelto di riconoscere con particolare enfasi i loro meriti, quasi a voler evitare di esacerbare sensibilità con cui l’Italia dovrà fare presto i conti.
Quelle che colpiscono dell’intervento del presidente della Repubblica, se si ha voglia di leggerle, sono la lucidità e complessità dell’analisi politica. È qualcosa a cui siamo drammaticamente disabituati ascoltando chi dovrebbe farlo per mestiere, a cominciare dai leader di partito. Non meraviglia certo che dall’estero ci guardino con un misto di ammirazione e di più che giustificata preoccupazione per quello che potrebbe accadere da qui a poche settimane. Il mondo va ormai a una tale velocità, oltretutto sulle ali dell’assoluta imprevedibilità della pandemia, che tutto cambia in tempi incredibilmente brevi.
Sergio Mattarella non sta solo preparando il suo commiato, lancia moniti e messaggi che meriterebbero di essere letti ben oltre lo sterile posizionamento con vista sul Quirinale.
di Fulvio Giuliani
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