Il comunista che si fece uomo delle istituzioni
L’uomo del “complotto” pregato metaforicamente in ginocchio di restare al Quirinale. Giorgio Napolitano fu più di tutti l’uomo al servizio delle istituzioni
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Il comunista che si fece uomo delle istituzioni
L’uomo del “complotto” pregato metaforicamente in ginocchio di restare al Quirinale. Giorgio Napolitano fu più di tutti l’uomo al servizio delle istituzioni
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Il comunista che si fece uomo delle istituzioni
L’uomo del “complotto” pregato metaforicamente in ginocchio di restare al Quirinale. Giorgio Napolitano fu più di tutti l’uomo al servizio delle istituzioni
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L’uomo del “complotto” pregato metaforicamente in ginocchio di restare al Quirinale. Giorgio Napolitano fu più di tutti l’uomo al servizio delle istituzioni
Nel giorno dell’ultimo saluto si sprecheranno le parole al miele e gli omaggi a una figura che ha vissuto un destino quantomeno singolare nei confusi anni dell’instabilità politica. Giorgio Napolitano è stato inseguito per buona parte della lunghissima presidenza (con la prima, storica rielezione) dal sospetto di aver fatto tutto quello che era in suo potere – e anche di più – per ostacolare la politica del centrodestra e in particolar modo di Silvio Berlusconi. Fu pubblicamente accusato di aver complottato – in concorso con potenze straniere – per la caduta del governo del leader di Forza Italia nel terribile 2011, quando in realtà il Paese era stremato da una crisi economico-finanziaria insostenibile e nessun complotto sarebbe stato necessario per chiudere l’esperienza di un governo decotto.
Se qualcuno provò a complottare, questo qualcuno era molto vicino al cavaliere e non alloggiava al Quirinale. Nonostante questo a Napolitano non fu risparmiato nulla, salvo rieleggerlo clamorosamente al Colle in un assoluto trionfo di incoerenza. L’uomo del “complotto“ pregato metaforicamente in ginocchio di restare al Quirinale.
Il passaggio più clamoroso, delicato e sofferto di una carriera incredibilmente longeva. Giorgio Napolitano commise errori, anche rilevanti, ma è troppo facile decontestualizzare o far finta di dimenticare cosa debba aver significato per un comunista convinto – un ex ragazzo allevato nel culto del partito – accettare il fallimento totale del socialismo reale. Ebbe la forza di riconoscere la necessità per la sinistra italiana di recidere il cordone ombelicale con Mosca, gli mancò il coraggio di farlo in modo più clamoroso (e rumoroso). Scelse e seppe farsi, sopra ogni altra cosa, uomo dell’istituzioni.
Quanto ai tratti di strada non percorsi, prima di giudicare con durezza conviene sempre guardarsi intorno: in queste stesse ore un altro esponente del fu Pci è riuscito a sostenere che Cina e Russia stiano lavorando per un mondo più “giusto”, contro la solita tirannide americana.
Ecco, Giorgio Napolitano era arrivato 50 anni fa dove Massimo Dalema si rifiuta ancora oggi anche solo di guardare.
Di Fulvio Giuliani
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