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Redditometro retromarcia: cancellato in 24 ore

Cancellato in 24 ore il redditometro: via alla tremarella per chi fa confusione fra la persecuzione statale e il riassorbimento dell’evasione fiscale

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Redditometro retromarcia: cancellato in 24 ore

Cancellato in 24 ore il redditometro: via alla tremarella per chi fa confusione fra la persecuzione statale e il riassorbimento dell’evasione fiscale

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Cancellato in 24 ore il redditometro: via alla tremarella per chi fa confusione fra la persecuzione statale e il riassorbimento dell’evasione fiscale

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Cancellato in 24 ore il redditometro: via alla tremarella per chi fa confusione fra la persecuzione statale e il riassorbimento dell’evasione fiscale

Come il fantasma del Natale passato torna a tormentare la coscienza di Scrooge, nel racconto di Dickens, anche il fantasma del redditometro torna a far venire la tremarella a chi fa confusione fra la persecuzione statale e il riassorbimento dell’evasione fiscale.

Trattasi di fantasma perché dissero che l’avevano ammazzato e seppellito, mentre invece era solo stato accantonato (dal governo Conte I, M5S e Lega). Dopo essere stato utilizzato anche da governi di centrodestra. Un po’ come la legge Fornero, che a sentir le propagande sarebbe stata abrogata già un paio di volte e che invece è ancora lì e ci resterà, perché quel che è stato promesso sta fuori dalla realtà. Ma è proprio così orribile, il redditometro? È solo uno strumento, come le pinze: dipende da cosa ci stringi dentro.

L’osservazione circa l’eventuale distanza fra il reddito dichiarato e il tenore di vita è un ovvio compito dell’amministrazione fiscale. Il povero con lo yacht è solo l’esempio esagerato di quel che appartiene al comune buon senso. Se uno strumento sintetico aiuta quell’osservazione non si capisce per quale motivo si dovrebbe rinunciare a utilizzarlo. Nel caso in cui quell’osservazione – per sua natura fallibile – evidenzi uno scostamento superiore al 20% fra dichiarato e speso, allora il fisco si attiva. In questo stadio non significa nulla, perché posso ben avere un reddito molto basso e un tenore di vita assai alto senza evadere un centesimo di imposte, cosa che sarà facilmente accertata una volta attivati i controlli dopo l’allerta suonata dal redditometro. Fin qui non si vede quale sia il problema. Che da qui comincia, però.

Primo: non devo essere io a dovere dimostrare d’essere onesto, ma il fisco a dimostrare che ho evaso. Lo scostamento di cui dicevamo può essere un segnale, ma non una prova. Secondo: i tempi dell’accertamento non possono essere lunghi, perché consistono in fastidiosi impedimenti e costi. Terzo: il giudice innanzi cui comparire deve essere terzo e non dipendere dall’amministrazione fiscale. Quarto: la quale amministrazione fiscale deve essere responsabile di quanti trascina inutilmente in giudizio e vengono assolti, non essendo stata capace di capire prima che non c’era materia per andare avanti. In tutto ciò il redditometro non c’entra un bel niente.

Ha detto la presidente del Consiglio: «Mai nessun Grande fratello». Perché? Se intende un potere che falsifica e condiziona, come nel romanzo di Orwell, ha più che ragione. Giammai. Ma se intende l’occhio pervasivo, capace di seguire ogni incasso e ogni spesa, perché no? La sola cosa che ci si dovrebbe impegnare a garantire è la riservatezza dei dati. Per il resto: i soldi che ho li spendo come mi pare, senza che ci sia nulla di male; se invece spendo soldi che non dovrei avere e sui quali non ho pagato le imposte, c’è molto di male: sto rubando ricchezza alla collettività e ben vengano controlli e sanzioni. Secondo quanto appena prima descritto.

L’evasione fiscale resta molto alta, ma è anche in diminuzione. Non si tratta di un miracolo o di un pentimento morale ma dell’uso della fatturazione elettronica, che toglie margini all’evasore. Quell’effetto è moltiplicabile per ogni forma di pagamento, con gran giovamento per l’onestà. Il punto non è affatto obbligare a pagare con le carte, in modo tracciabile, perché il frusciante resta un mezzo legale (entro limiti fissati) di pagamento; il punto è obbligare a incassare con qualsiasi mezzo lecito di pagamento. Nel giro di qualche mese passerebbe tutto al digitale: più comodo, sicuro e meno costoso. Purtroppo è quello cui l’attuale governo s’oppose.

I conti del governo poggiano anche su un maggiore gettito da contrasto all’evasione, se ci si rinuncia cascano. L’impressione è che, avendo ragione sul redditometro, il viceministro Leo abbia perso di vista il politometro: che non si sia accorto che si è in campagna elettorale. Che in campagna, poi, non sia prudente parlare di evasori è già il segno di una certa – non bella – idea dell’Italia.

di Davide Giacalone

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