Il pressing e le illusioni di Salvini
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A pochi giorni dall’inizio del governo Meloni, è già partito ciò che si definisce “il pressing di Salvini”. E oggi, la prima prova alla Camera dei deputati.

Il pressing e le illusioni di Salvini
A pochi giorni dall’inizio del governo Meloni, è già partito ciò che si definisce “il pressing di Salvini”. E oggi, la prima prova alla Camera dei deputati.
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Il pressing e le illusioni di Salvini
A pochi giorni dall’inizio del governo Meloni, è già partito ciò che si definisce “il pressing di Salvini”. E oggi, la prima prova alla Camera dei deputati.
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La (il) presidente del Consiglio Giorgia Meloni – scriviamo oggi su La Ragione un articolo sulla buffa e alquanto paradossale disfida dell’articolo – non ha neppure pronunciato il suo discorso programmatico in vista della Fiducia alle Camere che è già partito quello che in gergo giornalistico si chiama “pressing“ di Matteo Salvini.
Il ministro delle Infrastrutture, tralasciando lo scontato passaggio sull’inevitabile ponte sullo stretto che deve sempre essere fatto e nessuno farà mai, si è cominciato a muovere da doppio ministro ombra. Degli Interni, incontrando il comandante della Guardia costiera e tornando a battere sul suo cavallo di battaglia di sempre dei migranti e delle frontiere da chiudere, dell’Economia parlando di “priorità” della Flat Tax al 15% (impossibile, lo sa benissimo, ma pur sempre arma propagandistica), cartelle esattoriali da congelare, bollette da pagare. All’evidenza nulla che sia di sua competenza, come è solare che al leader della Lega non interessi restare nell’ambito del proprio ministero.
Il richiamo del ruolo di vice presidente del Consiglio alla Conte I si è fatto sentire subito, smentendo l’idea di un Matteo Salvini meno protagonista in questa fase di avvio del governo. Segnali non belli per Giorgia Meloni, già alle prese con i mal di pancia di Forza Italia, ma qualcuno dovrebbe ricordare al leader leghista che le differenze dal governo gialloverde sono enormi. Anche nell’approccio fra l’allora semi ignoto capo del governo catapultato in un amen a Palazzo Chigi e un presidente del Consiglio politicamente fortissimo.
In estrema sintesi, dubitiamo che Giorgia Meloni voglia farsi mettere sotto tutela dagli alleati agli occhi del Paese e del mondo, prima ancora di partire. Oggi la prima prova alla Camera dei deputati.
di Fulvio Giuliani
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