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Il reddito funziona, anzi no. Ma fa lo stesso

L’assistenzialismo non ha nulla a che vedere con le politiche attive del lavoro, continuare ad alimentare la confusione di questo Paese significa spegnerne il futuro.
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Il reddito funziona, anzi no. Ma fa lo stesso

L’assistenzialismo non ha nulla a che vedere con le politiche attive del lavoro, continuare ad alimentare la confusione di questo Paese significa spegnerne il futuro.
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Il reddito funziona, anzi no. Ma fa lo stesso

L’assistenzialismo non ha nulla a che vedere con le politiche attive del lavoro, continuare ad alimentare la confusione di questo Paese significa spegnerne il futuro.
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L’assistenzialismo non ha nulla a che vedere con le politiche attive del lavoro, continuare ad alimentare la confusione di questo Paese significa spegnerne il futuro.
Proprio nel momento in cui – certo non a caso – il Movimento Cinque Stelle perde forza propulsiva, paga l’azzardo assurdo di aver innescato la crisi del governo Draghi, è considerato come un paria a livello di alleanze e ridotto nei sondaggi a ben poca cosa con trend a scendere, parte dell’intellighenzia finge di riscoprirlo e comincia a lodarne alcuni cavalli di battaglia. Partendo dal contestatissimo reddito di cittadinanza. L’ultimo in ordine di tempo è stato Giuliano Ferrara, mente finissima che non ha mai perso il gusto per la provocazione e lo sparigliare le carte. Lo fa da par suo, ma comunque riabilita una certa politica. I Grillini – il ragionamento – sarebbero pur spesso impresentabili, ma anche gli unici, veri riformatori del panorama politico. Prendendo a esempio proprio il reddito che – beato lui che ci crede – avrebbe funzionato. Poi spiega: non ha assolutamente fatto quello che avrebbe dovuto, non ha risolto neanche mezzo problema del mercato del lavoro italiano, non ha creato un posto di lavoro, non funziona, ha provocato una serie di storture, ma comunque ha garantito un sostegno a centinaia di migliaia di persone in difficoltà. Cosa peraltro certificata dai dati Istat. Benissimo, diciamo noi, solo che questa si chiama assistenza, non ha nulla a che vedere con le politiche attive per il lavoro e continuare con queste confusioni – ammantandole anche di giudizi positivi e sottili giochi dialettici – finisce per alimentare la perenne confusione di questo Paese. Perché il reddito ha innescato una spirale pericolosissima che la nostra economia reale sta pagando ogni giorno, come sa bene chiunque si interessi del tema occupazionale e della macchina del lavoro, soprattutto quella meno qualificata. Un Paese che punti sull’assistenza, anche per vaste fasce di popolazione che potrebbero e dovrebbero essere aiutate in ogni modo possibile a recuperare un ruolo attivo, è un Paese che scommette contro se stesso. Per tanti, invece, semplicemente non ne vale la pena, tanto c’è il reddito (e il nero…). Però, visto che adesso i cinque stelle fanno molta meno paura, gioca volgarmente con il suo capo agli zombie e raccatterà un manipolo di deputati e senatori, comincia a far figo descriverli come quello che non sono mai stati. Tipico fenomeno all’italiana. Se riformare significa far passare i concetti alla base del reddito di cittadinanza – e dimenticare tutte le fandonie raccontate per anni – o tagliare i parlamentari senza preoccuparsi, poi, di riadattare le regole e far funzionare la delicatissima macchina elettorale, stiamo giocando con le parole. E il futuro. Di Fulvio Giuliani

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