Israele media, Israele ci prova ed è una buona notizia. Perché il premier Bennet ha interessi convergenti ai russi in Siria (anche se per pura tattica e non certo con l’intento finale di puntellare il regime di Assad), perché una mediazione israeliana ha un’indiscutibile matrice occidentale.
È del tutto impensabile, infatti, che Bennet si sia mosso senza coordinare nei minimi particolari la strategia con gli Stati Uniti. Non a caso, è stata resa nota una telefonata con Biden, prima di partire alla volta di Mosca, visita a cui è seguito il colloquio con il cancelliere tedesco Scholz.
Tutto questo, che può apparire un elemento di forza dal nostro punto di osservazione, può al contempo risultare la maggiore debolezza agli occhi di Vladimir Putin. Un mediatore troppo vicino al grande avversario per essere credibile, nella mentalità da sfida totale all’Occidente del dittatore di Mosca. Ancora nulla è trapelato dei colloqui, anche se il solo vedersi e parlarsi in questa situazione è già una notizia da accogliere con flebile speranza.
La realtà sul terreno resta quella di un attacco senza quartiere, in cui i russi stanno giocando tutte le carte a disposizione, mentre il loro fronte interno è scosso da una fuga in massa delle aziende occidentali. Chiudono tutte, sospendendo le attività nel Paese, ultime in ordine di tempo MasterCard e Visa, ulteriore colpo all’agibilità finanziaria di Mosca. Una reazione a catena che sta isolando completamente la Russia, ormai tornata di fatto in piena guerra fredda sul piano dei contatti con il mondo.
Senza media stranieri, con un accesso fortemente limitato a internet e social, c’è da chiedersi quali notizie possano arrivare, oltre la propaganda putiniana. Una realtà da monitorare con attenzione, per capire se questo black out mediatico finirà per spingere sempre più russi a comprendere la pericolosità dell’azzardo dell’uomo del Cremlino o per sterilizzare un’opinione pubblica tenuta in scacco da una repressione ormai dichiarata.
Sono giorni angoscianti, in cui la fermezza del fronte anti-Putin ne determina la furia sul terreno, che i civili ucraini stanno pagando con il terrore assoluto. Giorni in cui l’esercito russo prima garantisce corridoi umanitari e poi li bombarda. Un’angoscia incredibilmente dolorosa, ma inevitabile, se si vuole tenere l’unico punto possibile con un uomo che si è spinto troppo oltre ed è ormai prigioniero dei propri demoni. Aspettando il mediatore che funzioni (la Cina?).
di Fulvio Giuliani
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