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Italia, Algeria, gas e oltre: se non fosse chiaro, è iniziata una nuova era

Anche se non a tutti è chiaro, il mondo che conoscevamo non esiste più. I vari accordi internazionali, a partire da quelli con l’Algeria, segnano gli orizzonti di una nuova era.

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Italia, Algeria, gas e oltre: se non fosse chiaro, è iniziata una nuova era

Anche se non a tutti è chiaro, il mondo che conoscevamo non esiste più. I vari accordi internazionali, a partire da quelli con l’Algeria, segnano gli orizzonti di una nuova era.

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Italia, Algeria, gas e oltre: se non fosse chiaro, è iniziata una nuova era

Anche se non a tutti è chiaro, il mondo che conoscevamo non esiste più. I vari accordi internazionali, a partire da quelli con l’Algeria, segnano gli orizzonti di una nuova era.

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Anche se non a tutti è chiaro, il mondo che conoscevamo non esiste più. I vari accordi internazionali, a partire da quelli con l’Algeria, segnano gli orizzonti di una nuova era.

Avvezza soprattutto a guardare attorno al proprio ombelico, una parte della politica italiana impegnata da giorni nello sfiancamento di Mario Draghi non si è accorta che dal 24 febbraio non solo è scoppiata una guerra in Ucraina voluta dai russi ma è cambiata la storia. Ieri, mentre i mal di pancia tra le segreterie dei partiti di maggioranza erano soprattutto appesi alle varie conte col pallottoliere con tanto di retroscena (un genere tutto italiano per parlar tanto e non dir nulla), il presidente del Consiglio volava in Algeria per il quarto vertice intergovernativo tra i due Paesi. Al centro del dialogo tra Roma e Algeri una novità di portata storica: il Paese nordafricano ha infatti accettato di fornire ancora più gas all’Italia, con un aumento di 4 miliardi di metri cubi (dall’inizio dell’anno sono già stati forniti 13,9 miliardi di metri cubi di metano).

Sappiamo bene – e lo sottolineiamo chiaro per i non udenti, sempre in agguato in questo straordinario Paese che è l’Italia – che tutto ciò non sarà la soluzione ai problemi dell’inverno che ci attende. Perché nel breve periodo, che comincia a ottobre coi primi freddi, l’Italia pagherà ancora tanto il gas e avrà un approvvigionamento in ritardo rispetto alle sue necessità; dalla seconda metà del 2023 e poi nel 2024 il film però cambierà radicalmente trama e da lì in avanti ad avere problemi saranno i russi. Del resto, la politica energetica è da sempre un tassello indispensabile della politica estera di ogni Paese industrializzato che si rispetti. Per questa ragione ciò che non deve sfuggire, in questa rivoluzione in corso che riguarda l’Italia e l’Europa dopo l’invasione dell’Ucraina decisa da Putin, è la trasformazione dello scenario geopolitico che si va delineando per i prossimi decenni.

Il mondo di prima non esiste più, in compenso l’architettura di un nuovo equilibrio sta già sorgendo. Ed è chiara. L’accordo con l’Algeria, le intese sul gas con Israele e il transito dall’Egitto, il riavvicinamento tra Italia e Turchia con l’incontro tra Draghi ed Erdoğan, la Libia da riportare in un quadro di stabilità e di convivenza pacifica per poi poter anche aumentare il peso delle importazioni di petrolio e del gas: sono tutti fattori che segnano un cambio di rotta senza precedenti per l’Europa e la sua politica estera ed energetica. Se con le importazioni dalla Russia era il Nord del Vecchio Continente a fornire energia al Sud, oggi con le intese raggiunte nel Nord Africa è invece il Sud dell’Europa che fornirà energia al Nord. Una mutazione in cui il ruolo dell’Italia, penisola distesa nel Mediterraneo, continuerà a essere strategico. Tutto ciò è stato reso possibile dalla chiara e netta collocazione atlantica e occidentale del nostro Paese. Senza tentennamenti, nonostante qualcuno ci abbia provato.

In tandem con gli Stati Uniti e in continua sinergia con l’Unione europea, l’Italia si è resa protagonista – con un coraggio cui non eravamo più abituati da tempo – di un cambiamento radicale di strategia energetica e di geopolitica che investe anche i rapporti di forza nel mondo attuale e degli anni a venire. Pensare che tutto questo, di colpo, finirà se Mario Draghi dovesse andarsene da Palazzo Chigi significa non più guardarsi soltanto l’ombelico (in un esercizio narciso che piace a buona parte della politica nazionale) ma non vedere la nuova realtà che si è manifestata in pochi mesi. E questo, per chi ha scelto di mestiere d’occuparsi della vita dei cittadini e delle cittadine italiane, oltreché ridicolo sarebbe un errore imperdonabile. Non commetterlo è cosa buona e giusta.

Di Massimiliano Lenzi

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