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Italia e Germania fianco a fianco nella Difesa

Leonardo e Rheinmetall costituiscono una joint venture che produrrà i nuovi corazzati del nostro Esercito. Ma la prospettiva è europea e globale

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Leonardo e Rheinmetall costituiscono una joint venture che produrrà i nuovi corazzati del nostro Esercito. Ma la prospettiva è europea e globale

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Leonardo e Rheinmetall costituiscono una joint venture che produrrà i nuovi corazzati del nostro Esercito. Ma la prospettiva è europea e globale

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Leonardo e Rheinmetall costituiscono una joint venture che produrrà i nuovi corazzati del nostro Esercito. Ma la prospettiva è europea e globale

È nato un nuovo colosso nell’industria della Difesa europea. Questa mattina, a Roma, gli amministratori delegati della tedesca Rheinmetall (Armin Papperger) e dell’italiana Leonardo (Roberto Cingolani) hanno firmato l’atto costitutivo di Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (Lrmv), la nuova joint venture paritetica per la produzione di veicoli militari da combattimento.

La creazione della nuova società, la cui proprietà è spartita al 50% tra i due colossi tedesco e italiano, arriva a pochi mesi dalla firma di un memorandum of understanding per una collaborazione in vista dei contratti per i futuri carri armati e cingolati da combattimento per l’Esercito italiano. Il primo lavoro di Lrmv sarà proprio lo sviluppo dei due sistemi (o meglio, famiglie di sistemi) destinati ad ammodernare la componente pesante delle nostre forze di terra. In entrambi i casi si partirà da mezzi già in produzione o studio da parte di Rheinmetall: il futuro I-Mbt (Italian Main Battle Tank), destinato a sostituire l’anziano C1 ‘Ariete’, sarà basato sul prototipo del Kf-51 ‘Panther’; i mezzi della famiglia Aics (Armored Infantry Combat System) partiranno dal blindato pesante Kf-41 ‘Lynx’, già adottato dall’Ungheria.

La joint venture segna un momento di importante rinascita industriale per il nostro Paese, rimasto per troppo tempo indietro sui veicoli corazzati. La sede legale di Lrmv sarà a Roma, quella operativa a La Spezia (dove si stanno per riattivare le vecchie linee terrestri di Oto-Melara), e il 60% complessivo delle attività si svolgerà su suolo italiano. Proprio su questi punti era crollata a giugno l’intesa con Knds, con cui Leonardo intendeva in un primo momento collaborare per il tank ‘Leopard’ 2 A8: il gruppo franco-tedesco era indisponibile a concedere modifiche ai progetti e a lasciare troppi spazi produttivi all’Italia.

Ora Cingolani e Papperger guardano con fiducia al futuro. Entro il primo trimestre 2025, è l’auspicio, saranno svolte tutte le pratiche necessarie all’avvio delle attività. Tra queste, passaggi parlamentari, all’Antitrust e una revisione dei contratti del ministero della Difesa (che formalmente citano ancora il ‘Leopard’). Solo in quel momento si potrà pensare agli step successivi. Nel nostro Paese saranno realizzati torrette, sistemi di missione, di integrazione degli armamenti e le suite elettroniche. In Germania verranno prodotti gli scafi, gli apparati di propulsione e trasmissione. L’integrazione finale delle componenti avverrà in Italia, così come l’intero processo di omologazione, consegna e supporto logistico.

Il contratto per l’Esercito dovrebbe aggirarsi sui 23 miliardi di euro (spalmati su 12 anni), e dovrebbe comprendere 230 carri armati, tra versioni standard e specialistiche (genio, gittaponte e recupero), e oltre 1000 cingolati per la fanteria, di cui sono previste 16 varianti (da quella per il combattimento a quelle porta-mortaio, posto comando, antiaerea, anticarro, ricognizione e così via). Ma i margini di crescita sono enormi. «Ci rivolgiamo, in prima istanza, al mercato italiano, ma anche ad altri partner che avranno bisogno di modernizzare i loro sistemi terrestri», ha detto l’ad di Rheinmetall Papperger, stimando il volume di ordini nei prossimi decenni attorno ai 50 miliardi di euro. L’omologo italiano Cingolani conferma, e lascia intendere come alcuni Paesi si siano già fatti avanti: «Abbiamo avuto delle telefonate, ci sono dei contatti».

Con Lrmv nasce quindi un nuovo maxi conglomerato della Difesa europea, che gode già di grande attenzione a livello internazionale. Le capacità terrestri di Rheinmetall, unite al solido posizionamento di Leonardo nei settori aeronautico, spaziale e navale, potrebbero dare origine a un possibile rivale per Knds per la leadership continentale. Anche se, in questo momento, all’Unione serve una strategia industriale unitaria e integrata. Ma chissà, forse la competizione potrebbe rivitalizzare il settore quanto basta per raggiungere uno degli obiettivi più agognati eppure difficili per l’Europa: una maggiore competitività con Stati Uniti e Cina.

di Umberto Cascone

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