
Le Nazioni Unite, Joe Biden e il catalogo infinito
Le Nazioni Unite, Joe Biden e il catalogo infinito
Le Nazioni Unite, Joe Biden e il catalogo infinito
L’Onu, acronimo di Organizzazione delle Nazioni Unite, da sempre incarna il regno delle buone intenzioni. Lodevoli, per carità, anche se redimere il pianeta (con Dio o senza) è da sempre un programma piuttosto ambizioso.
La politica, da che mondo è mondo, rappresenta invece il regno delle buone azioni. E l’azione è parabola che presuppone il fare. Non l’auspicare. Per questo ci vogliamo soffermare sulle parole pronunciate dal presidente americano Joe Biden nel suo primo intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Biden ha messo in fila, l’uno dopo l’altro, alcuni punti.
1) Il sostegno degli Stati Uniti a Israele, spiegando però che continua a credere nella soluzione dei due Stati, a suo avviso «la via migliore» per risolvere il conflitto israelo-palestinese. 2) L’Iran, dove gli Usa sarebbero pronti a tornare all’accordo sul nucleare iraniano se Teheran facesse lo stesso. 3) L’Unione europea, considerata un partner fondamentale dagli Stati Uniti nelle sfide su clima e sicurezza ma a quanto pare meno se si tratta dei sottomarini (francesi) all’Australia. 4) Il clima, formulando l’auspicio di raddoppiare il contributo per la lotta al cambiamento climatico.
Tutto bello. Tutto buono. Ma se in questo momento la partita cruciale degli Usa in politica estera è quella di contenere l’espansionismo cinese nel Pacifico e nell’Oceano Indiano, ebbene qualcuno dovrebbe dire a Biden di non esagerare nelle dichiarazioni di intenti globali. Altrimenti si rischia di confondere gli Stati Uniti con l’Onu.
di Aldo smilzo


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