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La destra e la Rai

La destra e la Rai: egemonia non egemone

Ora che la destra ha la Rai in mano, cosa ci fa? La destra rincorre il ruolo della sinistra, che detestava
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Adesso che avete la Rai in mano, che ci fate? Eh già, non è semplice sostituire Fabio Fazio e nemmeno Marco Damilano e Serena Bortone o Andrea Vianello, ed evitate di toccare Amadeus per la direzione artistica del Festival di Sanremo. Il caso Fazio è chiuso, è aperto quello del dopo-Fazio. Con tutto il rispetto, né Nicola PorroHoara Borselli arriveranno mai agli ascolti di “Che tempo che fa”, tutti soldi buttati dalla finestra per il ghiribizzo di Salvini e Meloni (in quest’ordine).

Chi avete in squadra per cancellare la mitica egemonia della sinistra in Rai? Qualche giornalista – anzi parecchi – per lo più della carta stampata, okay. Alcuni sono già diventati dei personaggi, giusto che ci provino. Ma un Fazio di destra non c’è, figuriamoci i Biagi e i Barbato. Giorgia Meloni e i dirigenti della nuova destra sono partiti all’arrembaggio con le loro truppe politiche ma gli intellettuali, i registi, i musicisti e gli attori dove sono? «Ce ne sarà qualcuno di destra!» urlava mesi fa Meloni, ancora non insignita del ruolo di presidente del Consiglio. Ebbene, no. Pino Insegno e Luca Barbareschi, yes. E poi? Alessandro Giuli, Pietrangelo Buttafuoco e poi? Musicisti, zero. Registi, zero. Scrittori, zero. Sceneggiatori, zero. Non si dica che ci sono ma hanno paura a venir fuori. Paura di che? Il potere è della destra: e dunque?

Sicuramente il vento del 25 settembre ha invogliato alcuni giovani studiosi a farsi avanti. C’è stato qualche convegno, diversi articoli sui giornali: per la verità non è che ne sia uscita chissà quale riflessione oltre la trita lamentela sulla presunta dittatura culturale della sinistra («C’erano solo Moravia e Pasolini mentre uno come Giuseppe Berto era emarginato»: sono quarant’anni che sentiamo queste cose). Dicono che studiano Gramsci per capire come istruire la loro egemonia, senza capire che quello non parlava di posti di potere ma di movimenti storici. Lasciamo stare. Si sono inventati un Dante di destra, una letteratura nazionale in cui si annovera Vico ma chissà perché non Leopardi: sembra di giocare a Monopoli. La cultura di questa nuova destra è la traduzione soi-disant ‘alta’ dello spirito di rivalsa politica che anima i Fratelli d’Italia: ci avete imposto Moravia e Pasolini, ora tocca a noi. Ma ce l’avete, un Moravia e un Pasolini?

 

di Mario Lavia

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