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La difficile convivenza con i coatti di destra
I comportamenti coatti non sono soltanto quelli rozzi (delle destre) ma anche quelli obbligati. Quel che si è tenuti a fare per convivere
La difficile convivenza con i coatti di destra
I comportamenti coatti non sono soltanto quelli rozzi (delle destre) ma anche quelli obbligati. Quel che si è tenuti a fare per convivere
La difficile convivenza con i coatti di destra
I comportamenti coatti non sono soltanto quelli rozzi (delle destre) ma anche quelli obbligati. Quel che si è tenuti a fare per convivere
I comportamenti coatti non sono soltanto quelli rozzi (delle destre) ma anche quelli obbligati. Quel che si è tenuti a fare per convivere
Oggi sono riunite in Spagna alcune destre europee. In Francia, assieme alle sinistre parolaie, hanno destabilizzato le istituzioni. In Germania si vota fra poche settimane e pare non ci si debba sentire in colpa nell’essere anti-antinazisti. Con questa roba ciascuno deve fare i conti, tenendo presente che i comportamenti coatti non sono soltanto quelli rozzi ma anche quelli obbligati. Quel che si è tenuti a fare. Ci sono dei coatti (nel primo senso) che inducono coazioni (nel secondo). Decisivo è capire se i secondi fermano o rafforzano i primi.
Che talune destre si riuniscano in Spagna è un fatto positivo, considerato che fin quando il fascismo di Francisco Franco è stato al potere (1975) nessuno si è potuto riunire e i dissidenti li ammazzavano con la garrota. Che chiunque si riunisca liberamente (ove non si commettano reati) e dove gli pare, dentro l’Unione europea, è una nostra vittoria di democratici antitotalitari. Avessero vinto gli altri ci si sarebbe potuti riunire in galera o al cimitero. E no, questo non è il passato: è prepotentemente presente ora, ai nostri confini. Difendere il diritto del proprio avversario a esprimersi è un segno di civiltà. Sono stato anche contrario alle norme che pretendono di punire penalmente il negazionismo storico. Ma il diritto a esprimersi liberamente comporta la responsabilità, sia di chi parla sia di chi ascolta.
Ad esempio: rispetto agli antieuropeisti che sono riuniti in Spagna il nostro ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio, Tajani, ha detto che quella non è la sua Europa. Giusto, neanche la nostra. Ma lui è al governo con loro e a pari grado. L’altro vice presidente, Salvini, è in Spagna a dire che sono alternativi alla maggioranza (coatta) che ha votato per la Commissione europea. Che contiene popolari, socialisti e liberali, ma anche il voto favorevole di Fratelli d’Italia. E lui è al governo con chi ha votato quella maggioranza. Come si fa a essere altri e alternativi da quelli con cui si governa? Dicono: c’è un confronto fra diversi. No: ci sono parole in libertà e incompatibilità che emergerebbero se soltanto non si privilegiasse il restare al governo. Così si viene meno, coatti, alla coerenza cui si dovrebbe essere tenuti.
In Francia hanno portato alle elezioni un fronte unito contro le destre, riuscendo a sconfiggerle. Poi, però, non si riesce a trovare una maggioranza per governare. In Germania staremo a vedere. Gli ultimi passaggi hanno costretto i popolari (Cdu e Csu) a rimarcare che non si alleeranno mai con la – crescente – estrema destra (AfD). Checché ne dica (e ne sappia) Musk, i tedeschi non si sentono innocenti per quel che accadde. E faremmo bene a ricordarcene anche noi italiani.
Ma il dilemma è: o i popolari si alleano con la destra (e lo hanno escluso) o si va a una rimpicciolita grande coalizione, con i socialdemocratici e chi volesse starci. Ma questa seconda opzione – coatta se si vogliono tenere fuori le estreme (ce ne sono anche a sinistra, Linke e Bsw) – salva il governo o agevola la crescita degli estremisti? Perché coalizzando i diversi si finisce con il favorire la propaganda di chi li descrive come tutti uguali. E del resto, se si vogliono fermare gli estremisti si deve rinunciare alle differenze, almeno le maggiori, nel fronte di blocco.
Tutto questo finisce con il corrompere il gioco democratico, impedendo la separatezza e l’alternanza fra ragionevoli riformisti di destra e sinistra, fra conservatori e innovatori, coartandoli a fermare i devastatori. E non se ne esce se si continua a fare i sonnambuli dell’irresponsabilità, per cui troppi si sono ritagliati il ruolo di chi avverte che la sinistra democratica non è più di sinistra, la destra democratica è pronta a compromettersi, l’Unione europea un’illusione diroccata e così via andando. Lo spettacolo che si ha davanti agli occhi è tale che la libertà si tutela solo esercitando la responsabilità di ricordare che il nostro imperfettissimo mondo democratico è il migliore in cui si sia mai vissuto.
Di Davide Giacalone
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