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La fiera della mediocrità e irresponsabilità

La giornata politica di ieri è stata semplicemente ridicola. Ma oltre ad essere ridicola, la corsa a far cadere il governo Draghi delle ‘forze’ politiche è stata anche grave: nessuno sa cosa farsene della vittoria e quali saranno le conseguenze.
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La fiera della mediocrità e irresponsabilità

La giornata politica di ieri è stata semplicemente ridicola. Ma oltre ad essere ridicola, la corsa a far cadere il governo Draghi delle ‘forze’ politiche è stata anche grave: nessuno sa cosa farsene della vittoria e quali saranno le conseguenze.
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La fiera della mediocrità e irresponsabilità

La giornata politica di ieri è stata semplicemente ridicola. Ma oltre ad essere ridicola, la corsa a far cadere il governo Draghi delle ‘forze’ politiche è stata anche grave: nessuno sa cosa farsene della vittoria e quali saranno le conseguenze.
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La giornata politica di ieri è stata semplicemente ridicola. Ma oltre ad essere ridicola, la corsa a far cadere il governo Draghi delle ‘forze’ politiche è stata anche grave: nessuno sa cosa farsene della vittoria e quali saranno le conseguenze.
Chi avesse ancora nutrito dei dubbi sul perché Mario Draghi abbia scelto di “drammatizzare“ (come detto da immancabili, acidi osservatori) la crisi innescata da quello che fu il Movimento Cinque Stelle, avrà avuto tutte le necessarie risposte seguendo la ridicola giornata di ieri. Ridicola e grave. È bastato che Giuseppe Conte si specchiasse per un paio di notti di mezza estate nel ruolo di spericolato King Maker della politica italiana, perché sull’altra sponda del populismo mai domo Matteo Salvini si mettesse a lavorare – al fianco dell’unica “titolata“ al ruolo, in quanto all’opposizione, Giorgia Meloni – per far cadere il marziano. Questo era e resta l’ex presidente della Bce per questa galleria di personaggi. Uno che non c’entra proprio niente con una visione della politica che si ferma ai sondaggi o al massimo a organizzare una coalizione purché sia, in grado di vincere a ogni costo, infischiandosene di programmi, strategie, futuro del Paese. Ma chi se ne frega, avranno pensato dalle parti del centrodestra, ora che abbiamo la strada spianata per le elezioni. Ora che è così facile ottenere lo scioglimento delle Camere e una fantastica campagna elettorale fra agosto e settembre, ora che – soprattutto- siamo sicuri di vincere. Chi se ne importa se non sappiamo assolutamente cosa farcene della vittoria, che sarebbe sempre consigliabile non dare per scontata. Chi se ne impippa se non abbiamo alcuna voglia di dare al Paese nessuna delle risposte che spetterebbero a forze politiche serie e responsabili. Già si intravedono all’orizzonte le solite spacconate sovraniste e populiste, pur di mettere ancora per un po’ sotto il tappeto i grandi e reali problemi con cui dovremo fare i conti. Chi se ne frega se al Cremlino avranno stappato bocce di champagne abbandonate dagli oligarchi in fuga a Dubai. Uno spettacolo di una miopia spaventosa, di un’irresponsabilità folle e colpevole. Uno spettacolo sordo e cieco agli appelli arrivati da mezzo mondo e dalle categorie più disparate. Tutto inutile davanti all’ansia primordiale della mediocrità che non dorme mai e non vedeva l’ora di tornare protagonista, dopo 17 mesi troppo seri e di risultati mai visti. E la giostra impazzita è pronta a ripartire subito, perché lo vorremo vedere Salvini nell’ombra della Meloni da qui alle elezioni. Nel Gran Premio delle irresponsabilità, è rimasta ai box la coppia Conte-Movimento Cinque Stelle, spazzata via da una giornata in cui nessuno si è curato neppure di sapere che cosa avesse deciso. Il Pd è rimasto senza partita e senza pallone, oltre che senza un alleato a cui aveva superficialmente legato il proprio destino. Fra pochi minuti, saranno i mercati a ricordarci che pagliacciate e azzardi costano ogni giorno di più. Non temete, nel frattempo i soliti soloni dei salotti Tv, che si lasciarono folgorare sulla via di Damasco pentastellata, si stanno già riposizionando. Anche questo spiega come siamo arrivati all’imbarazzante giornata di ieri.   di Fulvio Giuliani

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