La frustata di Mario Draghi
Le parole di ieri dell’ex presidente Bce Mario Draghi sono arrivate dritte al cuore degli europei: alle loro sonnolenze e illusioni, delineando le tre urgenze europee
La frustata di Mario Draghi
Le parole di ieri dell’ex presidente Bce Mario Draghi sono arrivate dritte al cuore degli europei: alle loro sonnolenze e illusioni, delineando le tre urgenze europee
La frustata di Mario Draghi
Le parole di ieri dell’ex presidente Bce Mario Draghi sono arrivate dritte al cuore degli europei: alle loro sonnolenze e illusioni, delineando le tre urgenze europee
Le parole di ieri dell’ex presidente Bce Mario Draghi sono arrivate dritte al cuore degli europei: alle loro sonnolenze e illusioni, delineando le tre urgenze europee
I contenuti della relazione commissionata all’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen erano sostanzialmente noti. Ieri, però, la presentazione nel dettaglio non ha fatto sconti. Grazie al cielo.
Mario Draghi ha posto non solo l’Unione europea e le sue istituzioni (ovvio) davanti alle proprie responsabilità, ma ha parlato agli europei. Alle nostre sonnolenze, alle nostre illusioni, alla nostra voglia di girare la testa davanti all’evidente. È del tutto ovvio che Draghi non sia l’oracolo di Delfi. È meglio: persona di straordinarie capacità nell’affrontare problemi giganteschi, che una decina d’anni fa avevano fatto presagire la fine dell’Unione europea attraverso il collasso dell’Euro. Schiantò gli speculatori da presidente della Bce e oggi si trova a parlare di rischio capitale per l’Ue. Che ironia amara.
L’ex presidente del Consiglio indica in tre le urgenze: produttività, decarbonizzazione e sicurezza. Fa saltare i nervi a un sacco di gente quando mette nero su bianco che così com’è l’industria europea e lo stesso nostro modo di lavorare non andranno più da nessuna parte. Non reggeranno la competizione che dagli Stati Uniti e ancor di più dal Far East, a botte di digitalizzazione e intelligenza artificiale, ci metterà fuori gioco.
Parole che fanno apparire lunare, per esempio, il modo in cui ci siamo rimessi a discutere del futuro dell’automobile elettrica. Come se l’Italia e in definitiva la stessa Unione europea potessero decidere dove far andare l’industria della mobilità nei prossimi decenni ignorando il contesto mondiale.
Draghi ha messo in evidenza uno dei più grandi difetti di un’Europa: faro dei diritti, isola felice di democrazia e ricchezza, ma anche seduta su se stessa e i propri allori.
La decarbonizzazione è strada maestra? Ci illudiamo di poterla seguire ignorando i grandi mutamenti industriali ed economici a livello globale. Draghi parla di sicurezza, intesa come industria che vada di pari passo con la politica comune europea della sicurezza. Dove sarebbe?
Vogliamo la sostenibilità, il green, le nuove fonti di energia, il digitale, la Ai pretendendo di non cambiar nulla nei nostri sistemi produttivi, nel modo in cui si lavorava decenni fa. Draghi lo dice, ma chi lo ascolta? Se si presentasse alle elezioni, quanti voti raccoglierebbe? Valanghe di consensi, invece, vanno a quelli che sostengono l’esatto opposto. In realtà sanno che un intero mondo è morto, ma hanno deciso di far finta che non sia accaduto.
Usiamo le parole dell’ex presidente della Bce: Bisogna “abbandonare l’illusione che solo la procrastinazione possa preservare il consenso. In realtà, la procrastinazione ha prodotto solo una crescita più lenta e di certo non ha ottenuto più consenso. Siamo arrivati al punto in cui, senza agire, dovremo compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà”.
di Fulvio Giuliani
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