La politica non bari sulla storia
Lo scivolone storico di Enrico Letta, secondo cui nessun capo politico è mai stato presidente della Repubblica. E invece, uno c’è stato: Giuseppe Saragat.
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La politica non bari sulla storia
Lo scivolone storico di Enrico Letta, secondo cui nessun capo politico è mai stato presidente della Repubblica. E invece, uno c’è stato: Giuseppe Saragat.
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Lo scivolone storico di Enrico Letta, secondo cui nessun capo politico è mai stato presidente della Repubblica. E invece, uno c’è stato: Giuseppe Saragat.
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Lo scivolone storico di Enrico Letta, secondo cui nessun capo politico è mai stato presidente della Repubblica. E invece, uno c’è stato: Giuseppe Saragat.
Ahia, Enrico Letta è inciampato sulla storia. Il leader del Partito democratico, intervenendo sulla corsa per il Quirinale e volendo tagliar fuori da questa Silvio Berlusconi, ha detto: «Nessun capo politico è mai stato presidente della Repubblica». Sbagliato, a meno di non voler considerare Giuseppe Saragat – autore nel 1947 della scissione di Palazzo Barberini dai socialisti perché contrario al Fronte popolare coi comunisti e fondatore del Psli, il Partito socialista dei lavoratori italiani (che diventerà poi il Psdi, il Partito socialista democratico italiano) – un passante e non un capo politico.
Saragat, presidente della Repubblica dal dicembre del 1964 al 1971, un capo politico lo è stato eccome, portando il suo partito nel governo centrista di De Gasperi e mettendo fine all’accordo con comunisti e socialisti di Pietro Nenni. Scelta coraggiosa, al punto che Saragat si beccò i peggiori epiteti, da traditore del socialismo a socialfascista, ma la sua scelta di schierarsi, da sinistra, con l’Alleanza atlantica e contro il Pci resta una tappa fondamentale della democrazia italiana.
Dispiace che Enrico Letta lo abbia scordato ma il lapsus è indicativo della sinistra italiana di oggi, erede soprattutto di due tradizioni, il cattolicesimo popolare e l’ex Pci. Ci auguriamo, quindi, che il leader del Pd torni sulla sua affermazione fallace. E se non gradisce la candidatura di Silvio Berlusconi al Colle lo dica semplice, senza attaccarsi alla storia. Quella gli ha già dato torto.
Di Massimiliano Lenzi
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