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Elly Schlein

La stampa che non “legge” più il Paese

Dove sta andando il Partito democratico di Elly Schlein? Gli errori commessi dalla stampa sulla presentazione di questa leadership al Paese
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La stampa che non “legge” più il Paese

Dove sta andando il Partito democratico di Elly Schlein? Gli errori commessi dalla stampa sulla presentazione di questa leadership al Paese
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La stampa che non “legge” più il Paese

Dove sta andando il Partito democratico di Elly Schlein? Gli errori commessi dalla stampa sulla presentazione di questa leadership al Paese
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Dove sta andando il Partito democratico di Elly Schlein? Gli errori commessi dalla stampa sulla presentazione di questa leadership al Paese
Ieri ci siamo chiesti dove stia andando il Partito democratico di Elly Schlein, sottolineando la vaghezza del programma politico della segretaria, l’incapacità di entrare in sintonia con un elettorato che non sia quello più prossimo, considerato in qualche misura esclusivo. Eletto, ma nel senso di “popolo eletto”, perché di vincitori nelle urne del Pd non se ne vedono da un po’…
Per completare il ragionamento, riteniamo sia opportuno riflettere anche su come sia stata presentata al Paese questa leadership. Per essere brutali: non è che qualcuno sia stato indotto a credere di essere un fenomeno prima del tempo?
Leggendo i giornali e ascoltando i talk delle ultime 36 ore, è un de profundis generalizzato per la Schlein e la sua linea politica, che come scrivevamo solo ieri in realtà non è mai nata. Pertanto, non può neanche essere tramontata, perché semplicemente non ha mai visto sorgere il sole.
Peccato che per settimane si sia favoleggiato di “effetto Schlein“, compulsando freneticamente i sondaggi e cercando da qualche parte – fra le pieghe di numeri – un segnale dell’inizio del tramonto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dell’irresistibile ascesa della neo segretaria Pd. Si è costruita tutta una narrazione della “sfida“ fra due donne, sottolineando l’assoluta novità e la diversità di questa lotta prossima ventura, che rischia (ci risiamo) di non cominciare neppure.
Dov’erano gli osservatori? Dov’erano i pensatori? Dov’erano gli analisti? Possibile che ci si faccia affascinare da un fenomeno, limitandosi alla superficie (il genere, la sorpresa in “primarie“ senza regole ed esposte alle influenze indesiderate di chi voglia creare solo scompiglio nel campo avversario, la compagna misteriosa, l’armocromista, etc.) e che nessuno di questi cervelli e occhi fini si preoccupi di capire che razza di linguaggio e messaggio stesse arrivando agli elettori? Come si fa essere così autoreferenziali e ciechi e poi meravigliarsi se gli italiani interessati a leggere un giornale o a seguire un approfondimento politico in Tv sono sempre gli stessi? Un club chiuso, ma non perché esclusivo, semplicemente noioso e pomposo. Incapace di guardarsi intorno, di cogliere i temi che realmente interessino le persone.
Eppure ne incrociamo una moltitudine dalla mattina alla sera in strada, in ufficio, nei ristoranti, nei negozi: basterebbe provare a osservare e ascoltare sul serio, perché una stampa pronta a passare quasi senza riflettere dal trionfalismo (sul nulla) all’abbandono al suo destino è una stampa che non fa il proprio mestiere. Di Fulvio Giuliani

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