
La Via del Cotone e l’Italia come porta d’ingresso
Entro fine mese il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà dalle parti di nuova Delhi all’autorevole conferenza di Raisina (la Davos indiana), seguita in aprile dal meeting dei “Three Seas”. Due passaggi importanti sulla Via del Cotone (già ribattezzata Via dell’oro)
La Via del Cotone e l’Italia come porta d’ingresso
Entro fine mese il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà dalle parti di nuova Delhi all’autorevole conferenza di Raisina (la Davos indiana), seguita in aprile dal meeting dei “Three Seas”. Due passaggi importanti sulla Via del Cotone (già ribattezzata Via dell’oro)
La Via del Cotone e l’Italia come porta d’ingresso
Entro fine mese il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà dalle parti di nuova Delhi all’autorevole conferenza di Raisina (la Davos indiana), seguita in aprile dal meeting dei “Three Seas”. Due passaggi importanti sulla Via del Cotone (già ribattezzata Via dell’oro)
Entro fine mese il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà dalle parti di nuova Delhi all’autorevole conferenza di Raisina (la Davos indiana), seguita in aprile dal meeting dei “Three Seas”. Due passaggi importanti sulla Via del Cotone (già ribattezzata Via dell’oro)
Entro fine mese il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà dalle parti di nuova Delhi all’autorevole conferenza di Raisina (la Davos indiana). Seguita in aprile dal meeting dei “Three Seas”. Due passaggi importanti sulla Via del Cotone (la Via del Cotone è stata già ribattezzata Via dell’oro). Recentemente rilanciata anche dall’accordo di partenariato tra Bruxelles e Delhi.
E il corridoio per connettere l’India all’Europa (passando per Arabia Saudita, Giordania e Israele) individua appunto l’Italia come terminale per l’ingresso delle merci nel Vecchio Continente. Insomma, da semplice ipotesi suggestiva con molti punti interrogativi è diventata un progetto entrato nelle agende geopolitiche. Se ne è parlato anche nei due recenti summit della Meloni con gli arabi. E così, a piccoli passi, dopo aver archiviato la deleteria Via della seta voluta nel 2019 da Giuseppe Conte e Matteo Salvini – che Giorgia Meloni ha saputo elegantemente accantonare con una grande virata diplomatica – il piano sta diventando realtà. La posta in gioco è alta.
Ma procediamo con ordine. Il primo passo arriva nel settembre 2023 al G20 di Nuova Delhi. Dove l’India-Middle East-Europe Economic Corridor (Imec) diventa un programma reale. Con la firma del memorandum tra i leader di Usa, India, Emirati, Arabia, Francia, Germania, Italia e Ue. I piani subiscono purtroppo un rallentamento dopo il proditorio attacco del 7 ottobre 2023 dei terroristi di Hamas. Adesso il progetto viene appunto rilanciato, con tutto ciò che ne deriva in una prospettiva di medio-lungo periodo in cui gli aspetti commerciali si intrecciano con quelli difensivi e strategici. Si tratta di una connessione ideata in esplicita concorrenza alla Via della seta cinese.
L’Imec è infatti ritenuto una valida alternativa al transito per Suez ed è considerato una leva per la stabilizzazione del Medio Oriente. Alcuni dei principali think tank mondiali hanno infatti già puntato il faro sul Belpaese, individuato come la «porta meridionale dell’Europa fondamentale per rafforzare la crescita economica e contrastare il dominio cinese delle catene di approvvigionamento».
Il nuovo corridoio prevede l’imbarco delle merci a Mumbai, lo sbarco a Dubai, il trasporto su 2.500 chilometri di binari, un nuovo imbarco ad Haifa e l’approdo finale in Italia, magari a Trieste dove i container potrebbero proseguire per tutta la Ue su rotaia, grazie alle sue ottime e già collaudate infrastrutture in questo senso.
«Siamo di fronte a un potenziale di traffici e di business molto elevato» osserva Alessandro Panaro, responsabile Maritime & Energy di Srm, il centro studi che fa capo al gruppo Intesa Sanpaolo, che stima come il corridoio possa «intercettare in tutto 172 miliardi di interscambio, il valore dell’import-export della sola Italia attraverso Suez». Certo, forse poco rispetto ai volumi mondiali. Ma la logistica ha tempi lunghi e l’India ha annunciato un piano ventennale da mille miliardi di dollari sui porti. Quindi è importante esserci.
Non ci sono soltanto navi, container e logistica. L’Imec è infatti il corollario commerciale di considerazioni strategiche e militari. Nelle tensioni fra Ucraina e Medio Oriente cresce l’interesse degli Usa e della Nato per la gestione e la difesa dell’Europa centro-orientale. È la cosiddetta “Teoria dei tre mari”, che postula il controllo del triangolo Adriatico-Baltico-Mar Nero e dei territori che vi stanno in mezzo.
di Franco Vergnano
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