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L’assenza che segnala una presenza

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L’assenza dei cinquantuno parlamentari leghisti che hanno disertato il voto di fiducia per il decreto Green Pass

L’assenza che segnala una presenza

L’assenza dei cinquantuno parlamentari leghisti che hanno disertato il voto di fiducia per il decreto Green Pass
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L’assenza che segnala una presenza

L’assenza dei cinquantuno parlamentari leghisti che hanno disertato il voto di fiducia per il decreto Green Pass
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La Lega, a partire dal suo capo Matteo Salvini, ha dato voce al dissenso sul modo in cui si è realizzato l’uso del Green Pass. Legittimo, che si condivida o meno. Ha continuato a sollecitare il farsi vaccinare (non sono no-vax). Il problema nasce perché la Lega è parte di una maggioranza e di un governo che hanno voluto quel ruolo del pass, approvandolo, con gli altri, all’unanimità. Essendo il tutto contenuto in un decreto legge, che necessita della conversione, quindi del voto parlamentare, il governo stesso –ancora una volta unito – ha deciso di porre la questione di fiducia. Cinquantuno parlamentari della Lega hanno disertato la votazione. A chi glielo ha fatto osservare Salvini ha risposto: «I nostri parlamentari sono liberi». Attenzione. Il voto di fiducia ha spesso un significato tecnico, per tagliare la discussione e arrivare alla conclusione. Anche in questo caso, però, resta quel che porta nel nome: la verifica di chi ha fiducia nel governo e chi no. Inoltre c’è da dire che l’esito di quelle votazioni era scontato, sicché l’affluenza complessiva non è stata enorme. Anche questo nulla toglie al significato essenzialmente politico delle assenze leghiste. Tutti i parlamentari dovrebbero essere liberi, sempre. E non per gentile concessione, ma per costituzionale previsione. Se il tuo partito, però, è parte del governo il non votare la fiducia è un doppio dissenso: dal governo e dal partito. Non hanno votato contro, sono rimasti a casa, ma l’assenza segnala la presenza di un problema.

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