Dopo lo spettacolo davvero poco edificante messo in piedi dai partiti politici durante le elezioni del presidente della Repubblica, ci si sarebbe aspettati una riflessione sulla riconfermata mancanza di visione politica impietosamente messa sotto i riflettori. L’essere stati attori protagonisti di questa insulsa commedia avrebbe imposto una riflessione all’interno delle singole forze politiche, almeno per cercare di capire quale sia – ammesso che ci sia – la prospettiva politica verso cui si intende portare il Paese. Invece nulla di tutto questo. Tutti sono tornati immediatamente a ragionare su come conservare al meglio la propria fetta di potere, magari intervenendo sulla legge elettorale per modificarla al solo fine di sopravvivere.
In un quadro così desolante, colui che si è mostrato il più inadeguato a gestire un passaggio così delicato a fronte di un attivismo quasi isterico, Matteo Salvini, ha pensato di tirare fuori un coniglio dal cilindro: un Partito repubblicano, sul modello di quello statunitense. Partito di Trump, immagino, più che di Lincoln. Un’idea tanto bizzarra quanto figlia di una profonda ignoranza della storia politica di questo Paese, oltre che di una imbarazzante disinvoltura tattica. Qualcuno informi il capo della Lega che in Italia il Partito repubblicano esiste dal 1895 e che – per tradizione, per cultura politica, per la storia che ne ha scandito l’avventura fino ai giorni nostri – il repubblicanesimo italiano è esattamente all’opposto di tutto ciò che la storia di Salvini incarna: populismo, nazionalismo, antieuropeismo.
La proposta era già stata, va detto, avanzata da Silvio Berlusconi, non a caso attualmente piuttosto freddino sull’ipotesi declinata alla Salvini. Il fondatore di Forza Italia si rende forse conto dell’enormità della sgrammaticatura leghista ed è ben consapevole della distanza che separa la cultura del Carroccio dal repubblicanesimo italiano. In Italia il Partito repubblicano è mazziniano e dalle idee di Mazzini trae origine. Dice qualcosa al capitano lombardo il nome “Giovane Europa”? Ricordano qualcosa i nomi di Giuseppe Garibaldi, Ernesto Nathan, Randolfo Pacciardi, Duccio Galimberti, Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Giovanni Spadolini? Nomi legati a una tradizione culturale lontana anni luce da quella di questa parte del centrodestra, dal nazionalismo populista e dalla visione gollista dell’Europa che tanto piace ai leghisti. La chiami come vuole la sua aggregazione, ma siamo in Italia, non in Virginia. Si astenga, ribaltando una tradizione gloriosa, dal chiamarla repubblicana.
di Cesare Greco
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Pontieri, le prime parole di Papa Leone XIV e i messaggi inviati al nuovo Pontefice
10 Maggio 2025
Molti dei messaggi inviati al nuovo Pontefice – Papa Leone XIV – trasudano ipocrisia, quando non…

Riarmo occidentale
09 Maggio 2025
È infantile odiare le armi, il riarmo, ma apprezzare la tranquillità quotidiana, l’assenza di gu…

L’Europa rinasce a Kyiv – IL VIDEO
09 Maggio 2025
“L’Europa rinasce a Kyiv”, l’iniziativa di Europa Radicale direttamente dalla Piazza dell’Indipe…

Giorgia Meloni e la ricandidatura. Fra regole e suggestioni
07 Maggio 2025
Giorgia Meloni, nell’intervista di qualche giorno fa all’agenzia Adnkronos, ha annunciato di vol…
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.