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Letta-Meloni: una messinscena

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La caratteristica principale della contesa online sul sito del “Corriere della Sera” tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta è stata l’uggia e/o la tediosità, la noia.

Letta-Meloni: una messinscena

La caratteristica principale della contesa online sul sito del “Corriere della Sera” tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta è stata l’uggia e/o la tediosità, la noia.
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Letta-Meloni: una messinscena

La caratteristica principale della contesa online sul sito del “Corriere della Sera” tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta è stata l’uggia e/o la tediosità, la noia.
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Pare brutto dirlo, ma la caratteristica principale della contesa online sul sito del “Corriere della Sera” tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta è stata l’uggia e/o la tediosità. In termini meno politically correct, la noia. Non tanto e non solo per gli argomenti trattati e soprattutto per quelli non trattati, come il pericolo per le istituzioni o la voglia di cacciare Mattarella da parte di Letta oppure la confusione progettuale e la scarsa autorevolezza della propria classe dirigente da parte di Giorgia. Il punto è che, più che duellanti o riedizione di Sandra e Raimondo, i due leader sono apparsi correi del medesimo schema politico, quello che strozza l’Italia da qualche decennio a questa parte.

Al di là di qualche differenziazione lessicale, infatti, Letta e Meloni sono sembrati più in sintonia su decisivi frontil’appartenenza all’Occidente e la difesa della Nato, l’appoggio all’Ucraina, la salvaguardia dei conti pubblici – che in distonia su altri, dalla chiusura dei porti all’occupazione giovanile e al reddito di cittadinanza.

In altri termini, i capi di Pd e FdI hanno squadernato la contraddizione che li insegue e condiziona: il fatto che gli avversari li abbiano all’interno delle rispettive coalizioni e che tuttavia entrambi insistano a blindare i confini di quegli aggregati. Tra Letta che si è alleato con Bonelli e Fratoianni, con il quale però dice di non voler governare, e Meloni che un giorno sì e l’altro pure si becca gli sgambetti di Salvini e il gelo di Berlusconi non c’è poi così grande differenza. Al contrario: appare evidente che sono più le cose che li uniscono che quelle che li dividono. Salvo appunto le montagne russe (absit iniuria verbis) dei rapporti con chi dovrebbe coadiuvarli e invece s’ingegna per logorarne la leadership. Nel caso del Pd, poi, il paradosso è massimo perché i sabotatori hanno gli uffici nel Nazareno.

Se Letta e Meloni vogliono continuare in questa ingannevole messinscena, facciano. Avendo però la decenza di dirlo agli elettori con chiarezza e senza infingimenti.

di Carlo Fusi

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