L’indecente gazzarra sulla giustizia
| Politica
Da anni si annuncia la “riforma della giustizia”, seguita dall’inevitabile valanga di accuse delle componenti più politicizzate della magistratura. Da sempre
L’indecente gazzarra sulla giustizia
Da anni si annuncia la “riforma della giustizia”, seguita dall’inevitabile valanga di accuse delle componenti più politicizzate della magistratura. Da sempre
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L’indecente gazzarra sulla giustizia
Da anni si annuncia la “riforma della giustizia”, seguita dall’inevitabile valanga di accuse delle componenti più politicizzate della magistratura. Da sempre
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Non amo scrivere di giustizia per un motivo su tutti: da decenni si litiga, si accusa, si lanciano anatemi, ci si scontra e non si fa mai nulla. Mai. È detestabile occuparsi di un tema solo per partecipare a uno spettacolo costruito da altri, sapendo che non ci si muoverà mai di un passo.
Detto ciò e proprio per questo, vale la pena sottolineare l’incredibile ripetersi di uno schema sempre uguale a se stesso: si parte con lo strombazzatissimo annuncio della “riforma della giustizia” – in realtà un primo passo neppure troppo coraggioso – cui seguono le prime reazioni fredde e distaccate e poi l’inevitabile valanga di accuse e allarmi delle componenti più politicizzate della magistratura. Queste ultime sono tradizionalmente riconducibili all’Associazione Nazionale Magistrati che urla all’assalto della propria indipendenza e delle prerogative della categoria.
A quel punto – ed eccoci a questi giorni – l’esecutivo reagisce urlando a sua volta al complotto “della magistratura“ che si fa opposizione militante. Silvio Berlusconi non c’è più, insomma, ma lo schema è incredibilmente sempre quello degli anni del suo potere più solido e divisivo.
Il confronto-scontro “classico“ è quello fra centrodestra e magistratura, ma basta avere un po’ di memoria e anche con il centrosinistra i rapporti più volte sono stati difficili, appena il leader o ministro di turno abbiano mostrato un atteggiamento meno ossequioso del classico tic destra-sinistra. Una zavorra che ci portiamo dietro da trent’anni. Si pensi banalmente a Matteo Renzi.
È uno dei tanti frutti avvelenati di Tangentopoli e della prima era Berlusconi arrivati fino a noi: una frattura insanabile, il non fidarsi minimamente dell’altra parte, percepirsi come nemici e usurpatori. Pietra tombale per qualsiasi ragionamento maturo e complesso su una riforma realmente nell’interesse del Paese e dei cittadini. Un’atmosfera mefitica – noiosa nella sua ripetitività – garanzia dell’ennesimo nulla di fatto. Alla faccia delle persone di buona volontà che pure non mancano, ma finiscono travolte da una gazzarra in cui si miscelano assurdamente riforme, ministri indagati e cronaca giudiziaria.
Di Fulvio Giuliani
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