L’inutile confusione e il vero disinteresse
Quel che rimane dei partiti politici italiani alla vigilia delle elezioni di settembre mentre l’astensionismo elettorale sale al 42%.
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L’inutile confusione e il vero disinteresse
Quel che rimane dei partiti politici italiani alla vigilia delle elezioni di settembre mentre l’astensionismo elettorale sale al 42%.
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L’inutile confusione e il vero disinteresse
Quel che rimane dei partiti politici italiani alla vigilia delle elezioni di settembre mentre l’astensionismo elettorale sale al 42%.
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Quel che rimane dei partiti politici italiani alla vigilia delle elezioni di settembre mentre l’astensionismo elettorale sale al 42%.
I sondaggi dicono tutti la stessa cosa, raccontano una corsa che sembra finita molto prima di essere cominciata. Descrivono un vantaggio ad oggi mostruoso del centrodestra su ciò che resta del centrosinistra e un Movimento Cinque Stelle ridotto a un’entità di pura rappresentanza delle fantasie dell’Elevato (Grillo, auguri).
Tutto questo, tradotto nelle proiezioni su deputati e senatori, ha ricadute devastanti per il leader del Pd Letta e quella che fu la sua idea di “campolargo“. In questo momento, al più un giardinetto spelacchiato e privo di qualsiasi possibilità strategica di spingere l’avversario all’implosione.
Quello che era il disegno di non perdere troppo e puntare tutto sulle conclamate spaccature del centrodestra si è ridotto a una vaga speranza di un suicidio politico di Meloni-Salvini-Berlusconi. Un po’ pochino…
Sempre possibile – qui lo abbiamo scritto più volte – ma improbabile immediatamente dopo elezioni, con i numeri che si profilano all’orizzonte e un governo che sembra a meno di un passo. Quanto al grande protagonista delle ultime giornate, Calenda, siamo all’irrilevanza in tutti i sondaggi, ma bisogna pur riconoscergli la suprema indifferenza alla realtà. Si muove come se i destini del Paese dipendessero da lui e non stessimo parlando, ormai, di un’alleanza obbligata con uno dei politici più caratterialmente detestati dal leader di Azione, Matteo Renzi.
In questo panorama apparentemente quasi immutabile – sottolineiamo apparentemente – colpisce come ci sia un solo dato che dovrebbe catturare quotidianamente la nostra attenzione: quello della potenziale estensione. Oggi, siamo allo stratosferico livello del 42%. Solo il 58% degli italiani si dice sicuro di andare a votare e solo un terzo di questa quota sa già per chi.
Uno sfacelo di disinteresse, figlio delle follie politiche delle ultime settimane, di una campagna elettorale vacua, riempita a forza di personalismi, antipatie reciproche, sguardi di traverso e parole d’ordine vecchie fra i dieci e i vent’anni.
Di Fulvio Giuliani
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