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Lui si dimette, lei si gioca il “patriarcato”

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Boccia accusa Giorgia Meloni di sessismo e gioca la carta del “patriarcato”. L’unica cosa certa è che in questa vicenda, non ne esce bene nessuno

Lui si dimette, lei si gioca il “patriarcato”

Boccia accusa Giorgia Meloni di sessismo e gioca la carta del “patriarcato”. L’unica cosa certa è che in questa vicenda, non ne esce bene nessuno

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Lui si dimette, lei si gioca il “patriarcato”

Boccia accusa Giorgia Meloni di sessismo e gioca la carta del “patriarcato”. L’unica cosa certa è che in questa vicenda, non ne esce bene nessuno

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Avevamo detto che ci sarebbero state altre puntate, e infatti non sono passate neanche poche ore che la vicenda Sangiuliano-Boccia si è arricchita di nuovi elementi. Il primo, praticamente inevitabile: le irrevocabili dimissioni di lui. Inevitabile perché al di là di tutto la vicenda era veramente andata oltre, troppo oltre perché un ministro potesse pensare di rimanere in carica. Prima c’era stata l’intervista di lei, che aveva replicato a quella di lui. Non entriamo in eventuali profili che riguardano elementi che non siamo titolati a valutare, e restiamo nel campo dello scambio di dichiarazioni dei due.

Lei che sostiene di aver registrato tutto perché, essendo donna, diversamente non sarebbe stata creduta. Che accusa Giorgia Meloni di sessimo. Che insomma ora gioca una carta certo di grande fascino, quella della vittima di un patriarcato mai veramente tramontato. Ora, viene da chiedersi se è questo il modo di affermare in qualche modo la propria identità. Soprattutto la propria identità di donna. Perché in verità la sensazione è che ci sia tanto di volontà di vendetta personale, in questa vicenda. Più che un desiderio di affermare la propria persona, per non parlare delle proprie eventuali competenze. Insomma, la realtà e l’unica cosa certa è che ad oggi, in questa vicenda, non ne esce bene proprio nessuno.

A prescindere dal genere. C’è solo da sperare che le dimissioni di lui mettano fine alla soap sbandierata su social, tv e media vari. Ma c’è quasi da scommettere che non sarà così.

Di Annalisa Grandi

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