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ManLeva, fra leva militare e leva demografica

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Leva militare e leva demografica sono intrecciate fra loro e nei diversi Paesi sollevano intrecci di problemi politici uguali

ManLeva, fra leva militare e leva demografica

Leva militare e leva demografica sono intrecciate fra loro e nei diversi Paesi sollevano intrecci di problemi politici uguali

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ManLeva, fra leva militare e leva demografica

Leva militare e leva demografica sono intrecciate fra loro e nei diversi Paesi sollevano intrecci di problemi politici uguali

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Leva militare e leva demografica sono intrecciate fra loro e nei diversi Paesi sollevano intrecci di problemi politici uguali. Basti guardare a quel che accade in Francia, Germania e Italia, per citare soltanto i tre più grossi componenti dell’Unione Europea. Problemi comuni chiedono politiche comuni, non solo perché l’Unione fa la forza ma perché aiuta a darsi la forza di parlare la lingua del realismo con le rispettive opinioni pubbliche.

In Francia si pensa di tornare alla leva volontaria, provando a organizzare una forza di 50mila elementi. Anche in Germania si torna al servizio di leva. In Italia ci s’appresta a una legge che istituisca la leva volontaria, per dare vita a un corpo di 10mila militari. In tutti e tre i Paesi si devono fare i conti con opposizioni (in Italia anche interne al governo) che si trovano sia nella destra sovranista sia nella sinistra del rifiuto. E in tutti e tre i Paesi la diminuita forza elettorale del centro governativo (che sia di destra o di sinistra poco importa) impone di avere rapporti parlamentari con formazioni che ci si risparmierebbe volentieri di frequentare. È quindi alto il rischio dei blocchi e delle crisi continue.

Ma c’è di più: se ai finti pacifisti sembra che la composizione di quelle truppe sia elevata, in realtà si tratta di poco personale rispetto a quello che l’Ucraina dimostra essere necessario impiegare. Né c’è molto margine, perché i giovani scarseggiano e la leva demografica pesa su quella militare. Per queste ragioni la difesa europea dev’essere altamente tecnologica (con importanti ricadute innovative sulla vita civile e pacifica), il che non è pensabile senza ricerca, sviluppo e investimenti su scala continentale. Così come è necessaria la condivisione dell’intelligence. Soltanto la manleva europea può rendere sensate queste corse nazionali. Altrimenti sono soldi buttati e politiche perdenti.

Nei tre citati Paesi esplodono i medesimi problemi legati alla leva demografica: pensioni e immigrazione. In Francia il presidente della Repubblica ne fece coraggiosamente oggetto della sua campagna elettorale, ma poi ha perso la maggioranza parlamentare e tutto s’è fermato. In Germania il cancelliere ci prova, ma rischia di sfasciare la sua maggioranza. Invece in Italia ci si regge in piedi dicendo una cosa e poi facendo il contrario. Ovunque il tema è lo stesso: alzare l’età pensionabile.

Nei Paesi Ocse (sviluppati) nel 2000 c’erano 22 ultra 65enni ogni 100 persone fra i 20 e i 64 anni; ce ne sono 33 nel 2025; ce ne saranno 52 del 2050 (che è domani mattina). In Italia la popolazione attiva scenderà del 35% nei prossimi 40 anni, mentre crescerà la popolazione in pensione. Oggi solo il 47% degli italiani fra 60 e i 64 anni è al lavoro, dimostrando che la popolazione da mantenere comincia prima della soglia pensionistica. I demagoghi sono degli irresponsabili, ma anche chi crede loro è un incosciente.

Non disponendo di bacchette magiche, è evidente che nei prossimi anni avremo bisogno di un numero crescente di immigrati. E a quelli che lo negano consigliamo di guardare quel che succede nel settore degli aiuti alle famiglie e agli anziani soli: la domanda supera talmente l’offerta che ci si litiga la badante.

Possiamo continuare con le politiche nazionali, notoriamente fallimentari. Servono a far esibire i professionisti dell’“abbracciamoci” e quelli del “respingiamoli”, ma non portano a niente. Per giunta si fa anche finta di credere che il problema non sia alla frontiera esterna ma a quelle interne, chiedendo ai tedeschi di detestare gli italiani e agli italiani di prendersela con i francesi. Roba raramente così ottusa.

Dalla difesa alla politica dell’immigrazione s’è tenuto tutto a livello nazionale, salvo poi chiedersi: cosa fa l’Ue? Le si consegni la gestione di questi problemi, consentendo una manleva dimensionalmente credibile. Se qualche moscofilo s’oppone, si può fare anche con la cooperazione rafforzata. È già successo con la moneta, possiamo farlo con tutto quello che conviene. E conviene sbrigarsi.

di Davide Giacalone

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