Mattarella, meno male che c’è
Titolo del nuovo brano? “Meno male che… Sergio c’è!” e ogni riferimento al Presidente Mattarella è dichiaratamente voluto

Mattarella, meno male che c’è
Titolo del nuovo brano? “Meno male che… Sergio c’è!” e ogni riferimento al Presidente Mattarella è dichiaratamente voluto
Mattarella, meno male che c’è
Titolo del nuovo brano? “Meno male che… Sergio c’è!” e ogni riferimento al Presidente Mattarella è dichiaratamente voluto
C’è stato un periodo della storia politica italiana durante il quale era diventata di moda la canzoncina “Meno male che Silvio c’è”. Il riferimento era ovviamente a Silvio Berlusconi e quel motivetto aveva preso il posto del precedente inno ufficiale, quel “Forza Italia” composto da Renato Serio e arrangiato da Augusto Martelli (musicisti di vaglia). Un’era geologica fa. Ora qualche bravo compositore dovrebbe mettere nero su bianco sullo spartito un’altra canzone, perché spesso la musica, anche se leggera, esprime meglio di tante dotte analisi il sentimento generale. Titolo del nuovo brano? “Meno male che… Sergio c’è!” e ogni riferimento al Presidente Mattarella è dichiaratamente voluto.
Credo che se oggi l’Italia ha una dignità da esibire, ad esempio nella politica estera, lo si debba al nostro Presidente della Repubblica. Che non è affatto «la mummia sicula» (come chiosa il noto sito gossipparo Dagospia), ma un baluardo formidabile alle mille derive della politica nazionale, divisa tra convinti o flebili, comunque sempre ‘putinisti’ con diversi gradi di amorosi sensi e conseguenti vantaggi di natura varia, tra incomprensibili flirtatori con i tagliagole di Hamas e con le gru che i pasdaran iraniani usano per appendere oppositori e oppositrici.
Restiamo sulla vicenda ucraina. Lì l’ambiguità di partiti e partitini regna sovrana. Nella stessa maggioranza (leggi Salvini) e anche nell’opposizione (leggi Conte e i ramoscelli del cosiddetto ‘campo largo’, Frastoianni e Bonelli). Alcuni di loro così filo Putin da essere sospettabili di connivenza con un macellaio che fa strage di uomini, donne e bambini (anche suoi compatrioti), senza che ci sia una bandiera in piazza a mimare una qualsivoglia protesta.
Incontrando a Roma il leader ucraino Volodymyr Zelensky, il Presidente Mattarella ha pronunciato parole chiare e che si vorrebbe fossero il comune sentire del popolo italiano: «Omaggio alla resistenza di Kiev, sacrifici rivolti al futuro. Il popolo ucraino difende il diritto di determinare liberamente il proprio destino, resistendo da tre anni a una guerra di aggressione ingiustificabile» ha sottolineato con decisione Mattarella alla Ucraine Recovery Conference. Un’altra sua frase da incorniciare: «Nel suo proiettarsi verso il domani, Kiev può contare – desidero ribadirlo – su un sostegno corale alla sua scelta europea». L’Europa è per un mondo libero e contro ogni sopraffazione. Quindi, meno male che Sergio c’è.
Purtroppo i sondaggi (per quel che valgono, intendiamoci) fotografano una situazione diversa in molti settori della vita italiana. Cittadini insofferenti e a volte – si dica con rispetto – un po’ menefreghisti. Problemi ne abbiamo tanti: la solita giaculatoria su sanità, scuola, lavoro, giustizia. Dati reali non sempre confortanti e la sensazione che molti leader, da una parte e dall’altra, siano soprattutto «tutto chiacchiere e distintivo», come gridava irato Al Capone (magistralmente interpretato da Robert De Niro) contro il poliziotto Kevin Costner nel film “The Untouchables”.
Mi piace inoltre ricordare che, su un tema decisivo per la democrazia come la giustizia, Mattarella, rivolgendosi il 25 maggio scorso ai magistrati in tirocinio, ha esortato giudici e pm a mostrare «irreprensibilità e imparzialità» anche nell’uso dei social, agendo sempre con rigore morale e responsabilità professionale. Parole di esemplare chiarezza. E chissà quante guance saranno arrossite guardandosi allo specchio.
Quindi, meno male che Sergio c’è. Ma per favore ascoltatelo, prendete appunti e applicatevi.
di Andrea Pamparana
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- Tag: politica
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