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Sergio Mattarella, dieci anni di disciplina e onore

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Esattamente dieci anni fa Sergio Mattarella veniva eletto presidente della Repubblica dopo il pasticciaccio della rielezione di Giorgio Napolitano

Sergio Mattarella, dieci anni di disciplina e onore

Esattamente dieci anni fa Sergio Mattarella veniva eletto presidente della Repubblica dopo il pasticciaccio della rielezione di Giorgio Napolitano

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Sergio Mattarella, dieci anni di disciplina e onore

Esattamente dieci anni fa Sergio Mattarella veniva eletto presidente della Repubblica dopo il pasticciaccio della rielezione di Giorgio Napolitano

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Dieci anni sono parecchi. Lo sono politicamente, in un Paese come il nostro in cui se anche tutti sopravvivono sempre – in un modo o nell’altro – niente dura mai troppo, e lo sono anche anagraficamente, se la decade in questione scatta quando di anni ne hai già settantatré.

Esattamente dieci anni fa Sergio Mattarella veniva eletto presidente della Repubblica dopo il pasticciaccio della rielezione di Giorgio Napolitano che appena due anni prima aveva giurato per la seconda volta (il primo a farlo nella storia dell’Italia repubblicana) prendendo a sberle quel Parlamento che nel frattempo lo applaudiva con gran fragore. Di certo non un gran momento per la politica italiana, che forse ancora non sapeva che di figure come quella ne avrebbe rifatte altre e altre ancora. Prima non trovando un nuovo profilo che non fosse ancora Mattarella alla fine del suo primo mandato nel 2022; poi ancora oggi quando lo stesso Parlamento non trova l’accordo per eleggere i giudici della Consulta che da troppo tempo mancano. È l’incapacità di trovare candidati per una qualsiasi carica che vada riempita – da un Consiglio regionale al Quirinale – da parte dei partiti e della loro bambinesca immaturità nel ricordare tutti e non soltanto alcuni dei propri doveri.

Negli ultimi anni si è letto e scritto molte volte che in questo pasticcio, a mettere una toppa, alla fine ci avrebbe pensato proprio il capo dello Stato. Una figura dai compiti «più estesi ma meno precisamente determinabili», come rifletteva Costantino Mortati, che nella Commissione dei 75 partecipò alla stesura del testo di cui l’Assemblea costituente discusse per arrivare poi alla nostra Costituzione. Proprio i suoi contorni sfumati sarebbero serviti a rappresentare negli anni l’unità nazionale al di sopra delle parti e dei partiti, seppure in maniera assai diversa di presidente in presidente. E se quello dell’inquilino del Colle è un ruolo di garanzia (ma attenzione a non paragonarlo ad altri ‘garanti’ che nel frattempo abbiamo conosciuto) e quindi non politico, nessuno potrà negare che abbia avuto sempre – avendolo ancora oggi – un ruolo decisivo proprio nella vita politica italiana. Uno del tutto diverso dal molto politico presidente degli Stati Uniti o anche dai più vicini presidenti di Francia e Germania.

Senza volerlo santificare, non vi è dubbio che Sergio Mattarella abbia saputo adempiere ai compiti che la Carta gli assegna. Ciò che la Costituzione non gli avrà invece mai spiegato è come saper interpretare il suo ruolo in un mondo in cambiamento in cui Mattarella sa stare senz’altro comodo, con il merito anche di chi ha saputo ben consigliarlo negli anni. Ricordiamo le sue parole e il peso che ha saputo dare loro (dai vaccini al sempre costante sostegno all’Ucraina dal primo giorno dell’invasione), la sua presenza (a Cutro di fronte alle bare bianche o in Emilia-Romagna dopo le alluvioni) e anche le sue uscite definite più pop, dalle battute con Sinner alla partecipazione al Festival di Sanremo.

Dunque questo è un elogio, ma fatto sottovoce, dei dieci anni di mandato di Sergio Mattarella, che sin qui ha saputo svolgere il suo dovere con disciplina e onore. Che ciò sia motivo di elogi e non la regola dovrebbe farci riflettere.

di Luigi Santarelli

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