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Meloni e le nomine Ue, rompere o trattare

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Sulle nomine Ue l’accordo, tra conferme e nuovi nomi, è stat trovato. Ora tocca alla presidente Giorgia Meloni tentare una trattativa politica con Von Der Leyen

Meloni e le nomine Ue, rompere o trattare

Sulle nomine Ue l’accordo, tra conferme e nuovi nomi, è stat trovato. Ora tocca alla presidente Giorgia Meloni tentare una trattativa politica con Von Der Leyen

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Meloni e le nomine Ue, rompere o trattare

Sulle nomine Ue l’accordo, tra conferme e nuovi nomi, è stat trovato. Ora tocca alla presidente Giorgia Meloni tentare una trattativa politica con Von Der Leyen

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L’accordo è stato trovato, il che può significare molto, tutto o anche niente. I tre grandi gruppi rappresentati nel Parlamento europeo e tradizionalmente attori e protagonisti delle complesse manovre per arrivare alle nomine apicali dell’Unione europea – popolari, socialisti e liberali – sono confluiti su Ursula Von Der Leyen come presidente della Commissione europea (confermata), il portoghese António Costa per la presidenza del Consiglio europeo (nuovo) e la lettone Kaja Kallas come Alto rappresentante della politica estera dell’Unione (nuova, per una carica che non è mai contato nulla, purtroppo).

È la maggioranza del vecchio Parlamento europeo, che prova ad andare oltre un’autosufficienza troppo risicata e soprattutto non rispettosa di una parte consistente dell’esito elettorale, vale a dire l’affermazione delle destre.

Perché se il grande vincitore è indiscutibilmente il Partito popolare europeo – architrave di qualsiasi accordo – se è altrettanto indiscutibile che con gli estremisti di destra (e di sinistra) non si faranno accordi, è ovvio che in qualche modo la Von Der Leyen e i partiti devono trovare ulteriori appoggi. Ci sono ovviamente i conservatori di Giorgia Meloni – ci arriviamo – ma in teoria anche i Verdi, che però comporterebbero uno spostamento dell’asse politico troppo a sinistra per i gusti dei Popolari.

Così magicamente si torna alla leader di Fratelli d’Italia: messa platealmente all’angolo nella riunione informale dei 27 della scorsa settimana, è stato evidente il tentativo di ridurne gli appetiti politici e farle capire che si sarebbe potuto fare a meno di lei. Che sia poi saggio farlo, è tutto un altro discorso. Perché l’alternativa verde è invisa a molti e perché non si può sempre far finta di non vedere ciò che sta accadendo in Europa.

A questo punto deve necessariamente entrare in gioco direttamente la presidente del Consiglio italiana: Giorgia Meloni dovrà decidere se trovare una formula di trattativa politica con Ursula Von Der Leyen, popolari e anche i socialisti oppure arroccarsi in una posizione che la isolerebbe automaticamente con vista sull’ultradestra. Quest’ultima, fatta di ipernazionalisti a cui degli interessi degli altri frega meno di zero, si sono non casualmente già divisi in quattro parti. Destinati all’irrilevanza assoluta.

Pensare che l’Italia si accodi a certa gente per noi è troppo, si tratta di far politica. Con realismo, intelligenza e prontezza di riflessi, portando a casa – perché no – il massimo possibile.
Sfida complessa, ma da cui passa la crescita stessa di Giorgia Meloni come aspirante statista.

di Fulvio Giuliani

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