Meloni: “Incompatibili con qualsiasi nostalgia del fascismo”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni disfa ogni equivocabile messaggio sul 25 aprile, inviando una lettera al Corriere della Sera
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Meloni: “Incompatibili con qualsiasi nostalgia del fascismo”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni disfa ogni equivocabile messaggio sul 25 aprile, inviando una lettera al Corriere della Sera
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Meloni: “Incompatibili con qualsiasi nostalgia del fascismo”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni disfa ogni equivocabile messaggio sul 25 aprile, inviando una lettera al Corriere della Sera
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni disfa ogni equivocabile messaggio sul 25 aprile, inviando una lettera al Corriere della Sera
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto una lettera al Corriere della Sera per mettere un punto sul rapporto fra la destra e l’antifascismo. Lo ha fatto significativamente oggi, 25 aprile 2023, prima Festa della Liberazione vissuta – come scrive lei stessa – da presidente del Consiglio. Una presa di posizione che non ammette fraintendimenti nella forma, pur scegliendo la formula della lettera per scongiurare i rischi dei giri di parole, dei fraintendimenti e dei botta e risposta sempre possibili in un’intervista.
Le parole scelte da Giorgia Meloni sono chiare: “Da molti anni – scrive – come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. ‘Incompatibilità’ non è solo un concetto ultimativo, mette fuori gioco chiunque abbia ancora pruriti nostalgici e revisionisti. Nell’augurarsi che il 25 aprile possa diventare (richiamando Silvio Berlusconi nel discorso di Onna del 2009) la Festa della Libertà di tutti gli italiani, la presidente del Consiglio aggiunge: “No a chi volesse tracciare divisioni su questo terreno usate come strumento di delegittimazione dell’avversario, un atteggiamento talmente strumentale che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni”. Le parole di Giorgia Meloni sono oggettivamente un passo importante nell’unica direzione possibile: quella della comprensione storica e della reciproca legittimazione fra avversari, non nemici. I concetti che da mesi e anche questa mattina abbiamo approfondito su La Ragione. Un universo intero avanti, rispetto ad alcune imbarazzanti e recenti cadute di stile e comprensione storica (da destra) da lasciare allibiti. Come le solite risposte automatiche (da sinistra), tese a riaffermare non solo un pregiudizio storico, ma una sorta di concetto “proprietario” del 25 aprile che è uno dei grandi guasti della nostra democrazia.
Giorgia Meloni, lo ripetiamo, ha messo un punto e questo è un indiscutibile merito anche se avremmo gradito – non certo per gusto personale, ma per esigenza di conoscenza e consapevolezza del nostro Paese in quanto comunità – un passaggio sul ruolo fondamentale e assolutamente predominante dal punto di vista militare avuto dagli Alleati nella storia della liberazione dell’Italia dal mostro nazifascista. La Resistenza fu poderoso riscatto morale e fondamento della nostra Repubblica, ma non ci liberammo da soli.
Ciò detto, queste sono parole (dedicate alla resistente e patriota Paola Del Din delle Brigate Osoppo e Medaglia d’oro al valor militare) che restano: “Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato e rimane senza dubbio l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”.
Di Fulvio Giuliani
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