Sul filo del rasoio
Dopo la grande paura, la prudenza sui fatti con Joe Biden che ha definito improbabile l’ipotesi che i missili siano stati indirizzati dalla Russia sulla Polonia. Eppure, quei terribili minuti restano l’ennesimo monito per tutti noi.
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Dopo la grande paura, la prudenza sui fatti con Joe Biden che ha definito improbabile l’ipotesi che i missili siano stati indirizzati dalla Russia sulla Polonia. Eppure, quei terribili minuti restano l’ennesimo monito per tutti noi.
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Dopo la grande paura, la prudenza sui fatti con Joe Biden che ha definito improbabile l’ipotesi che i missili siano stati indirizzati dalla Russia sulla Polonia. Eppure, quei terribili minuti restano l’ennesimo monito per tutti noi.
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Dopo la grande paura, la prudenza sui fatti con Joe Biden che ha definito improbabile l’ipotesi che i missili siano stati indirizzati dalla Russia sulla Polonia. Eppure, quei terribili minuti restano l’ennesimo monito per tutti noi.
Un lungo brivido gelido in tutta Europa. È quello che ieri sera, intorno alle 20:00 e per due ore abbondanti, si è provato all’esplosione della notizia – perché notizie così ‘esplodono’ nel cuore e nella mente delle persone – dei due presunti missili russi precipitati in territorio polacco.
Trascorsa la notte, domina l’assoluta prudenza sui fatti, culminata nelle parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha definito “improbabile” l’ipotesi che i missili siano partiti dalla Russia. Posizione che sembra avvalorare la tesi circolata già intorno alle 21:00, ossia che si potesse trattare di resti di missili russi intercettati della contraerea ucraina o comunque di un incidente non riconducibile a una diretta volontà di Mosca di provocare la Polonia e quindi la Nato.
Tiriamo il fiato, sempre e comunque sul filo del rasoio di un terrificante confronto diretto fra Alleanza Atlantica e Russia.
Va lodata la prudenza di tutti gli attori in campo, ma quei terribili minuti restano l’ennesimo, severissimo monito per tutti noi.
La storia ci ricorda con assoluta chiarezza come si possa precipitare nell’incubo per effetto di una serie di incomprensioni, scommesse, azzardi anche non fatali singolarmente presi, ma che nell’insieme mettono in moto meccanismi via via incontrollabili.
E non c’è parte di mondo che conosca i devastanti effetti di questi fenomeni più dell’Europa, che cent’anni fa si buttò via in una carneficina insensata quasi senza capire perché e chi avesse realmente cominciato.
Oggi c’è un nome e cognome per tutto questo, Vladimir Putin, sempre più isolato e disperato in una strategia cieca e distruttiva, ma non di meno il confine fra l’assistere a una guerra ed esserci tirati dentro per un misto di errori, sottovalutazioni e provocazioni, resta assolutamente concreto.
Putin ha già perso e questo lo scriviamo da tempo – ben prima che gli ucraini riprendessero il 50% del territorio invaso – ma la vittoria può ancora sfuggire a tutti. Il dittatore va costretto a trattare sul serio e, come ripetiamo da marzo, sono i cinesi che possono spingerlo al tavolo, prima che un altro missile fuori controllo o quello che sia ci getti all’inferno.
Di Fulvio Giuliani
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