Necessità e sfide della difesa comune europea
Al Festival della Diplomazia. Ursula Von Der Leyen, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, si è soffermata sulla necessità di «creare un sistema di difesa collettiva». L’Europa non è stata in grado di elaborare una strategia autonoma dall’alleato statunitense.
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Necessità e sfide della difesa comune europea
Al Festival della Diplomazia. Ursula Von Der Leyen, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, si è soffermata sulla necessità di «creare un sistema di difesa collettiva». L’Europa non è stata in grado di elaborare una strategia autonoma dall’alleato statunitense.
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Necessità e sfide della difesa comune europea
Al Festival della Diplomazia. Ursula Von Der Leyen, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, si è soffermata sulla necessità di «creare un sistema di difesa collettiva». L’Europa non è stata in grado di elaborare una strategia autonoma dall’alleato statunitense.
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Al Festival della Diplomazia. Ursula Von Der Leyen, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, si è soffermata sulla necessità di «creare un sistema di difesa collettiva». L’Europa non è stata in grado di elaborare una strategia autonoma dall’alleato statunitense.
Lo scorso 15 settembre la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione si è soffermata sulla necessità di «creare un sistema di difesa collettiva». Parole chiare sulla direzione da intraprendere, che sono in qualche modo il riflesso della débâcle afghana.
La tragica svolta degli eventi in Afghanistan ha nuovamente scoperto il tallone d’Achille di Bruxelles: l’Europa non è stata in grado di elaborare una strategia autonoma dall’alleato statunitense. Senza un esercito e una politica estera comune, è destinata a giocare un ruolo di second’ordine. Obama, Trump e Biden – seppur con diversi approcci e motivazioni – hanno più volte ribadito il loro desiderio di vedere un’Europa più unita e autonoma in campo militare. Ciò che frena questo progetto, per dirla con le parole della presidente della Commissione, «è la mancanza di volontà politica».
Nonostante ciò, sembrano promettenti le aperture mostrate dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che hanno accolto con favore il Discorso sullo stato dell’Unione, facendo presagire una condivisione di intenti. Certo è che la strada verso la creazione di una forza di difesa europea, da un punto di vista operativo, non sembra così difficile da percorrere, viste le numerose missioni congiunte realizzate in tutto il mondo dagli eserciti nazionali del Vecchio Continente.
La difficoltà reale sta quindi solo nella scelta politica: gli Stati membri sono disposti a far sì che i propri eserciti portino sulla spalla delle loro divise la bandiera europea anziché quella nazionale e sono disposti a investire in questo progetto? Questa domanda, del tutto a titolo esemplificativo, costituisce il nocciolo della questione. Max Bergmann, senior fellow del Center for American Progress, ospite a Roma della XII edizione del Festival della Diplomazia, sostiene che «il livello della spesa per la difesa dell’Europa e la dimensione delle sue forze collettive in uniforme dovrebbero renderla una potenza globale con uno dei più forti eserciti del mondo».
Dunque, se l’Unione vuole avere un peso politico a livello internazionale, non potrà prescindere da un sistema di difesa collettivo o, quantomeno, da una spesa militare comune. Tutto questo dipenderà da ciò che gli Stati membri vogliono che l’Europa diventi.
di Simone Cardedu
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