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Nitag, scienza e pluralismo

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Abbiamo scoperto l’esistenza del Nitag (National Immunization Technical Advisory Group), istituito con decreto 29 settembre 2021

Nitag

Nitag, scienza e pluralismo

Abbiamo scoperto l’esistenza del Nitag (National Immunization Technical Advisory Group), istituito con decreto 29 settembre 2021

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Nitag, scienza e pluralismo

Abbiamo scoperto l’esistenza del Nitag (National Immunization Technical Advisory Group), istituito con decreto 29 settembre 2021

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Si può sbagliare, per ingenuità o per opportunismo. Si può rimediare, evitando magari l’eccesso di astuzia. È il caso del ministro della Salute Orazio Schillaci, finito in un bicchiere di guai per via dell’inserimento di due medici, in odore no-vax, nel Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni. Grazie a quelle nomine, revocate insieme a tutto il Comitato dopo le critiche da parte delle opposizioni e la sollevazione del mondo scientifico, abbiamo scoperto l’esistenza del Nitag (National Immunization Technical Advisory Group), istituito con decreto 29 settembre 2021.

Sul sito del Ministero della Salute viene spiegato che il comitato «opera seguendo un approccio di valutazione delle tecnologie sanitarie (Health Technology Assessment) coerente con il processo decisionale suggerito dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, indicando le evidenze scientifiche che sostengono le decisioni di politica vaccinale, valutando l’attendibilità e l’indipendenza delle fonti utilizzate e verificandone l’assenza di conflitti di interesse». Scrostato del burocratese, il Nitag ragguaglia il ministro competente sulle evidenze scientifiche di una pandemia e sulle relative terapie, ma non interferisce in alcun modo con la stesura di una proposta di Piano nazionale triennale di vaccinazione, cioè con una decisione che appartiene alla sfera politica.

Tanto rumore per nulla, se ne dovrebbe concludere. Se non fosse che la politica vive di rumore, di quel brusìo di fondo che anima le cronache e a cui ha dato il suo contributo, nel caso in questione, la presidente Meloni. Facendo trapelare la sua irritazione per la decisione «non concordata» di revocare il Comitato, Meloni ha detto che i componenti del Nitag erano stati concordati fra lei e il ministro Schillaci. Non solo: ne erano informati anche due partiti – Fratelli d’Italia e Lega – ma non Forza Italia. Perché le revoche sono state salutate con favore da Letizia Moratti, che nel Nitag riconosce un organismo «fondamentale e strategico per la salute pubblica» e dunque è bene che a farne parte siano figure di alta competenza scientifica «libere da ogni ambiguità ideologica o posizione antiscientifica».

Rimane da chiedersi se Schillaci fosse in buona fede al momento di firmare quelle nomine, dunque all’oscuro delle biografie dei tecnici, oppure se avesse accettato il diktat della politica, cioè di Meloni e Salvini, per inserire Bellavite e Serravalle. Per ingenuità o per opportunismo, ha sbagliato in ogni caso. Quanto alla revoca in toto del Comitato, siamo di fronte all’astuzia della politica, cioè al tentativo di mascherare il fallo azzerando l’intera partita. Con la stessa astuzia, Meloni sì è ben guardata dal censurare pubblicamente l’iniziativa di Schillaci, limitandosi a far trapelare la sua irritazione e a invocare il principio del ‘pluralismo scientifico’ per la composizione del Nitag. Ecco, questo del ‘pluralismo scientifico’ è un fuor d’opera che andrebbe sempre evitato ma in cui si cade sistematicamente quando si immagina la scienza un’attività simile alla politica.

Il pluralismo è una pratica utile e doverosa in ogni fase sperimentale della ricerca, non solo quella scientifica. Cessa di esserlo una volta che dalla ricerca si passa all’evidenza scientifica, si acquisiscono risultati non più contestabili sull’origine di una malattia, sulla sua diffusione, sulle terapie messe a punto e ritenute più di altre appropriate, sui loro effetti collaterali che determinano la platea di chi può accedervi così come dei soggetti da escludere. Una volta definito un percorso terapeutico, il pluralismo scientifico diventa una bestemmia che non ha nulla a che fare con la scienza. Come nulla c’entra con la scienza la libertà di vaccino contro il morbillo che il segretario alla Salute, Robert Kennedy, avrebbe voluto reintrodurre negli Stati Uniti. “Libero vaccino in libero Stato” non funziona, almeno in democrazia, regime in cui lo Stato rimane il presidio della salute di tutti.

di Massimo Colaiacomo

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